da giada » 11 apr 2012, 17:12
ti metto tutto il passo orginale e treduzione trova il punto esatto
tοὺς δὲ παρὰ τοῦ Περσῶν βασιλέως πρέσβεις ἥκοντας ἀποδημοῦντος Φιλίππου ξενίζων καὶ γενόμενος συνήθης, οὕτως ἐχειρώσατο τῇ φιλοφροσύνῃ καὶ τῷ μηδὲν ἐρώτημα παιδικὸν ἐρωτῆσαι μηδὲ μικρόν, ἀλλ’ ὁδῶν τε μήκη καὶ πορείας τῆς ἄνω τρόπον ἐκπυνθάνεσθαι, καὶ περὶ αὐτοῦ βασιλέως ὁποῖος εἴη πρὸς τοὺς πολέμους, καὶ τίς ἡ Περσῶν ἀλκὴ καὶ δύναμις, ὥστε θαυμάζειν ἐκείνους καὶ τὴν λεγομένην Φιλίππου δεινότητα μηδὲν ἡγεῖσθαι πρὸς τὴν τοῦ παιδὸς ὁρμὴν καὶ μεγαλοπραγμοσύνην
ὁσάκις γοῦν ἀπαγγελθείη Φίλιππος ἢ πόλιν ἔνδοξον ᾑρηκὼς ἢ μάχην τινὰ περιβόητον νενικηκώς, οὐ πάνυ φαιδρὸς ἦν ἀκούων, ἀλλὰ πρὸς τοὺς ἡλικιώτας ἔλεγεν· "ὦ παῖδες, πάντα προλήψεται ὁ πατήρ, ἐμοὶ δ’ οὐδὲν ἀπολείψει μεθ’ ὑμῶν ἔργον ἀποδείξασθαι μέγα καὶ λαμπρόν". οὐ γὰρ ἡδονὴν ζηλῶν οὐδὲ πλοῦτον, ἀλλ’ ἀρετὴν καὶ δόξαν, ἐνόμιζεν, ὅσῳ πλείονα λήψεται παρὰ τοῦ πατρός, ἐλάττονα κατορθώσειν δι’ αὑτοῦ. διὸ τοῖς πράγμασιν αὐξομένοις καταναλίσκεσθαι τὰς πράξεις εἰς ἐκεῖνον ἡγούμενος, ἐβούλετο μὴ χρήματα μηδὲ τρυφὰς καὶ ἀπολαύσεις, ἀλλ’ ἀγῶνας καὶ πολέμους καὶ φιλοτιμίας ἔχουσαν ἀρχὴν παραλαβεῖν.
Un giorno giunsero alla reggia degli ambasciatori del re di Persia e poiché Filippo era assente li ricevette Alessandro, il quale s'intrattenne a parlare amabilmente con loro senza mai cadere in domande sciocche o banali, informandosi sulla lunghezza delle strade, su come si viaggiava in Asia, sul re stesso, sul modo in cui conduceva la guerra e sulla potenza dei Persiani, ma con una tale affabilità e discrezione che gli ambasciatori rimasero affascinati e sorpresi, al punto che ai loro occhi la tanto decantata abilità di Filippo sbiadiva di fronte all'intelligenza, alla profondità di pensieri e di sentimenti del figlio.Quando sentiva che il padre aveva conquistato una città famosa o vinto una grande battaglia, Alessandro non se ne rallegrava più di tanto e diceva ai suoi coetanei:«Mio padre finirà col prendersi tutto e non mi lascerà alcuna possibilità di compiere con voi qualche grande e splendida impresa».
Non amava insomma i piaceri e le ricchezze, aspirava alla gloria e alla virtù, e si doleva al pensiero che quanto più il padre accumulava, in potere e in denaro, tanto meno gli restava da guadagnarsi da solo. Perciò, visto che tutte le conquiste paterne gli restringevano il campo, mirava a crearsi un regno fatto di guerre, di lotte, non già di lussi e di Nfarzi, con una gloria sua, personale.