VERSIONE LATINO PROPERZIO- ELEGIA XX DEL I LIBRO

Messaggioda giadadancer » 28 mag 2012, 9:48

Properzio XX del I libro

Quid fles abducta gravius Briseide? quid fles anxia captiva tristius Andromacha? quidve mea de fraude deos, insana, fatigas?
quid quereris nostram sic cecidisse fidem? non tam nocturna volucris funesta querela attica Cecropiis obstrepit in foliis, nec tantum Niobe, bis sex ad busta superba, sollicito lacrimans defluit a Sipylo. me licet aeratis astringant bracchia nodis, sint tua vel Danaes condita membra domo, in te ego et aeratas rumpam, mea vita, catenas, ferratam Danaes transiliamque domum.de te quodcumque, ad surdas mihi dicitur auris: tu modo ne dubita de gravitate mea.Possa tibi iuro per matris et ossa parentis (si fallo, cinis heu sit mihi uterque gravis!) me tibi ad extremas mansurum, vita, tenebras: ambos una fides auferet, una dies. quod si nec nomen nec me tua forma teneret, posset servitium mite tenere tuum.septima iam plenae deducitur orbita lunae, cum de me et de te compita nulla tacent: interea nobis non numquam ianua mollis, non numquam lecti copia facta tui. nec mihi muneribus nox ulla est empta beatis: quidquid eram, hoc animi gratia magna tui.cum te tam multi peterent, tu me una petisti: possum ego naturae non meminisse tuae? tum me vel tragicae vexetis Erinyes, et me inferno damnes, Aeace, iudicio, atque inter Tityi volucris mea poena vagetur, tumque ego Sisyphio saxa labore geram! nec tu supplicibus me sis venerata tabellis: ultima talis erit quae mea prima fides. hoc mihi perpetuo ius est, quod solus amator nec cito desisto nec temere incipio.

Perché piangi più forte di Briseide portata via? Perché piangi angosciata, più triste di Andromaca fatta prigioniera?Perchè stanchi gli dei, folle, accusandomi davanti al loro d’inganno? Perchè ti lamenti che la mia fede è così caduta? Non così risuona col suo lamento notturno il triste uccello attico tra le fronde cecropie; né tante lacrime versa giù dall’infelice Sipilo la superba Niobe presso le dodici tombe. Mi stringano pure le braccia con ceppi di bronzo, siano pure nascoste le mie membra nella casa di Danae, io per te vita mia, romperò le catene di bronzo, e balzerò fuori dalla casa di Danae. Le mie orecchie restano sorde e qualsiasi cosa si dica di te: ma tu non dubitare della mia serietà. Ti giuro per le ossa di mia madre e mio padre (se ti inganno, le ceneri di uno e dell’altra mi siano, ahime!avverse) che rimarrò con te, vita mia, fino agli estremi momenti della morte: una sola fede, un solo giorno ci porterà via tutti e due. Che se non mi trattenesse il tuo nome o la tua bellezza, potrebbe trattenermi il tuo mite giogo. Già si compie l’orbita del settimo plenilunio, da quando nessun crocicchio tace di me e di te: frattanto la tua porta è stata spesso benevola con me, spesso mi è stato concesso il tuo letto; e nessuna notte ho comprato con splendidi doni: qualunque io fossi, questo fu un grande dono del tuo cuore. Tanti ti cercavano ma tu hai cercato solo me: potrei io non ricordarmi dei tuoi modi? In tal caso tormentatemi pure o terribili Erinni, condannami pure, Eaco, col tuo giudizio infernale, e la mia pena vaghi tra gli avvoltoi di Tizio, e porti sassi con la fatica di Sisifo! Non implorarmi con lettere supplichevoli: quale fu la prima, tale sarà l’ultima fede. Questa è la mia regola sempre; unico tra gli amanti né desisto subito né incomincio a caso.

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Messaggioda giada » 28 mag 2012, 10:12

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