da Simosimoscuola » 14 set 2012, 8:23
“Nuovo Leggere gli Autori Latini” - Versione n.2 pag.105
IN ORIENTE CICERONE SI PERFEZIONA NELL’ELOQUENZA
TESTO LATINO: Cum venissem Athenas, sex menses cum Antiocho, veteris Academiae nobilissimo et prudentissimo philosopho, fui studiumque philosophiae, numquam intermisso a primaque adulescentia cultum et semper auctum, hoc rursus summo auctore et doctore renovavi. Post a me Asia tota peragrata est cum summis quidem oratoribus, quibuscum exercebar ipsis libentibus: quorum erat princeps Menippus Stratonicensis, meo iudicio, tota Asia illis temporibus disertissimus et, si nihil habere molestiarum nec ineptiarum Atticorum est, hic orator in illis numerari recte potest. Quibus non contentus Rhodum veni, meque ad eundem, quem Romae audiveram, Molonem applicavi, cum actorem in veris causis scriptoremque praestantem, tum in notandis animadvertendisque vitiis et in instituendo nos et supra fluentes, iuvenili quadam dicendi impunitate et licentia, reprimeret et quasi extra ripas diffluentes coerceret. Ita recepi me biennio post non modo exercitatior sed prope mutatus. Nam et contentio nimia vocis resederat et quasi deferverat oratio lateribusque vires et corpori mediocris habitus accesserat.
TRADUZIONE:
Essendo io giunto ad Atene, vi rimasi per sei mesi con Antioco, filosofo estremamente celebre e sapiente dell’antica Accademia, e ripresi qui di nuovo lo studio della filosofia, coltivato e sempre incrementato fin dalla prima adolescenza, non avendolo io mai interrotto, con l’aiuto di questo grandissimo autore e sapiente (lett. “per mezzo di questo …”). In seguito l’intera Asia fu percorsa da me con i più grandi oratori, con i quali mi esercitavo con loro stesso piacere: tra costoro il più grande era Menippo di Stratonica, a mio giudizio, il più eloquente di tutta l’Asia in quei tempi e, se è peculiarità degli Attici non avere nulla di pedante e goffo (lett. plurale), questo oratore può senza dubbio essere annoverato tra quelli. Non soddisfatto di costoro andai a Rodi e mi affidai a quello stesso Molone, che avevo ascoltato a Roma, tanto avvocato nelle cause reali e valente scrittore, quanto (sott. valente/abile o altro sinonimo. Nell’edizione originale si legge “prudentissimum”) nel biasimare e castigare in vizi e nel fare in modo sia di frenare noi (che eravamo) eccessivamente liberi (lett. fluenti, abbondanti) per una certa giovanile irriflessività e mancanza di misura nel parlare, sia di trattenere (noi) per così dire esondanti dagli argini. Così me ne ritornai indietro dopo due anni non solo più esercitato, ma quasi trasformato. Infatti sia si era calmato il tono eccessivo (= eccessivamente alto) della voce, sia il discorso si era per così dire illimpidito, sia i gesti moderati avevano fornito forze ai polmoni ed al corpo.
Da Cicerone