da Destinyhope » 14 ott 2012, 13:40
Pg.391 versione 475 di Cotidie Legere
Autore: Aulo Gellio
Ad Cn. Dolabellam,proconsulari imperio provinciam Asiam obtinentem, deducta mulier Smyrnaea est. eadem mulier virum et filium eodem tempore , venenis clam datis, vita interfecerat atque id fecisse se confitebatur dicebatque habuisse se faciendi causam , quoniam idem illi maritus et filius alterum filius mulieris ex viro priore genitum , adulescentem optimum et innocentissimum, exceptum insidiis occidissent. idque ita esse factum controversia non erat. Dolabella rettulit ad consilium. Nemo quisquam ex consilio sententiam ferre in causa tam ancipiti audebat, quod et confessum veneficium , quo maritus et filius necati forent,non admittendum impunitum videbatur et digna tamen poena in homines sceleratos vindicatum fuisset. Dolabella eam rem Athenas ad Areopagitas ut ad iudices graviores exercitatioresque reiecit. Areopagitae, cognita causa accusatorem mulieris et ipsam, quae accusabatur ,centesimo anno adesse iusserunt. Sic neque absolutum mulieris veneficium est, quod per leges non licuit , neque nocens damnata punitaque, quae digna venia fuit.
Fu condotta una donna di Smirne da Gneo Dolabella, il quale governava la provincia d'Asia per il suo potere di proconsole. La medesima donna aveva ucciso nel medesimo momento il marito e il figlio, dopo aver dato di nascosto del veleno, e confessava di aver fatto ciò e diceva di aver avuto una ragione per farlo, poichè secondo lei lo stesso marito e figlio avevano ucciso l'altro figlio della donna, nato dal primo marito, giovane ottimo e irreprensibile, fatto fuori con un inganno. E che le cose fossero andate così non c'era dubbio. Dolabella riferì in consiglio. Nessuno dell'assemblea osava esprimere un parere in una causa tanto ambigua, poichè anche sembrava corretto che il confessato avvelenamento, con il quale erano stati uccisi il figlio e il marito, non fosse accolto senza punizione e tuttavia ci si era vendicati contro uomini scellerati con una pena degna. Dolabella respinse quel caso ad Atene presso gli Areopagiti come presso giudici più severi e più abili. Areopagiti, conosciuta la causa, ordinarono all'accusatore della donna e la donna stessa al centesimo anno. Così nè fu assolto l'avvelenamento della donna, poichè non sarebbe stato permesso per la legge, e nè fu condannata e punita la colpevole, che fu degna di perdono.