da stuurm » 20 ott 2012, 17:14
Humanae societatis necessitas maxime iudicaretur, si quid tale posset contingere, ut aliquis deus ex hac hominum frequentia nos tolleret et in solitudine collocaret; atque ibi suppeditans omnium rerum quas natura desiderat abundantiam et copiam, hominis omnino aspiciendi potestatem eriperet. Quis tam esset ferreus, qui eam vitam ferre posset, cuique non auferret fructum voluptatum omnium solitudo? Verum ergo illud est, quod a Tarentino Archyta, ut opinor, dici solitum nostros senes commemorare audivi: si quis in caelum ascendisset naturamque mundi et pulchritudinem siderum perspexisset, insuavem illam admirationem ei fore; quae iucundissima fuisset, si aliquem cui narraret, habuisset. Sic natura solitarium nihil amat semperque ad aliquod tamquam adminiculum adnititur; quod in amicissimo quoque dulcissimum est.
La necessità dell’umana società si capirebbe, se potesse capitare qualcosa di simile, che un dio ci togliesse da questa assiduità degli uomini e ci ponesse nella solitudine; e qui, fornendoci abbondanza e quantità di ogni cosa che la natura richiede, ci sottraesse del tutto la possibilità di vedere la gente. Chi sarebbe tanto ferreo da poter sopportare quella vita e a cui la solitudine non toglierebbe il frutto di ogni piacere? Dunque è vero, come penso, quello che ho sentito che i nostri vecchi ricordavano esser solito da Archita di Taranto: "Se qualcuno fosse asceso al cielo e avesse osservato la conformazione del mondo e la bellezza degli astri, gli sarebbe stata spiacevole quella contemplazione; e quella sarebbe stata piacevolissima se egli avesse avuto qualcuno a cui raccontarla" Così la natura non ama nulla di solitario e sempre si appoggia come ad un sostegno; e questo è altrettanto dolcissimo in un carissimo amico.
Grazie!