Multi denique civium et advenae copiosi, quos eximii spectaculi rumor studiosa celebritate congregabat, inaccessae formonsitatis admiratione stupidi et admoventes oribus suis dexteram, primore digito in erectum pollicem residente, ut ipsam prorsus deam Venerem religiosis venerabantur adorationibus. Lamque proximas civitates et attiguas regiones fama pervaserat deam, quam caerulum profundum pelagi peperit et ros spumantium fluctuum educavit, iam numinis sui passim tributa venia in mediis conversari populi coetibus, vel certe rursum novo caelestium stillarum germine non maria, sed terras Venerem aliam virginali flore praeditam pullulasse.
E quindi molti cittadini e numerosi forestieri, che la fama di un tale meraviglioso spettacolo riuniva in una appassionata affluenza, stupiti dall'ammirazione per tale inaccessibile bellezza e volgendo a destra le loro facce, con l'indice appoggiato sul pollice alzato, come veramente fosse la stessa dea Venere la veneravano con adorazione. E già la fama era arrivata nelle città vicine e nelle regioni attigue alla dea, che aveva partorito il ceruleo abisso del mare ed aveva fatto crescere lo spruzzo dei flutti spumeggianti, già elargito in ogni dove il favore del suo nume, intrattenersi in mezzo alle assemblee del popolo o, certamente ancora con un nuovo germe delle stille celesti, non i mari, ma le terre che l'altra Venere dotata di un fiore virginale aveva prodotto.