Nel libro di C Giulio Cesare, che si intitola "De bello gallico", sono a noi tramandate non poche cose sulla religione e[.....]E così alcuni uomini restano in quella disciplina per vent'anni. Si dice che in questa situazione (ibi) memorizzano un gran numero di versi. Non ritengono che che sia lecito affidare quella alla scrittura, invece nelle restanti altre cose, nei resoconti pubblici e privati, adoperano le lettere greche Si ritiene che abbiano stabilito questa consuetudine per due ragioni: perché non vogliono che quella disciplina sia divulgata fra la gente comune e perché (ne) coltivino la memoria. In primo luogo affermano che le anime non muoiono ma che quelle dopo la morte portarsi da dei luoghi ad altri luoghi. E infine i Druidi tramandndano alla gioventù molte cose sulle stelle e sul loro moto sulla grandezza del mondo e della terra (lett. plurale) e sulla natura.
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