ENEIDE: Parafrasi vv. 338-368

Messaggioda kucciola » 18 feb 2009, 19:21

ciao a tutti!!!
mi potreste fare la parafrasi del "la storia di didone" primo libro vv 338-368 dell eneide...ho già parafrasato altri versi ed ho ancora tanti altri compiti...pleaseeee

kucciola

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Messaggioda axen » 18 feb 2009, 19:50

ciao kucciola io l'ho fatta dal verso 254 quindi cerca il tuo verso da dove comincia


Parafrasi dei versi 254 – 368 Eneide

Giove, il creatore dei numi e degli uomini, sorridendole con uno sguardo rassicurante, la baciò e le disse: ”O Citerea, non ti preoccupare i destini dei tuoi protetti non possono essere cambiati, vedrai una città, e porterai Enea sublime fino alle stelle del cielo: nessuno mi preoccupa. Enea (ti svelerò, per placarti la paura, che farà una grande guerra in Italia, combatterà popoli selvaggi, darà una città e delle leggi alla sua gente, fino a tre anni dopo in inverno dopo la battaglia con i Rutuli.
Ma il piccolo Ascanio, chiamato anche Iulo o anche Ilo durante il regno di Ilio, avrà trent’anni, prenderà il comando e trasferirà la sede del regno a Lavinio, e rinforzerà Albalonga. Da qui per trecento anni ci sarà un regno guidato dai discendenti di Ettore finché la regina partorirà da Marte due gemelli in Ilia. Allora, dopo essere svezzato da una lupa Romolo erediterà il comando, fonderà le sacre mura e battezzò il suo popolo i Romani: a questi darò un regno vasto, potente e duraturo. E Giunone che ora scuote i mari e agita la terra, cambierà comportamento in meglio, insieme a me farà crescere i dominatori del mondo, i Romani. Così vuole il destino. Verrà il tempo in cui i Greci verranno dominati. Nascerà il bel Troiano, Cesare che allargherà il regno fino all’Oceano, Giulio, dal nome che deriva da Iulo sarà un amante delle stelle. Lui anche da morto, dalle battaglie in Oriente, lo accoglierai sicura e sarà messo ai voti. Dopo un secolo travagliato da guerra ci sarà un periodo di pace, le Fede candida e Vesta, Quirino con il fratello Remo daranno delle leggi: saranno deposte le armi e verrà deposto il Furore della battaglia sotto le spade. Disse e manda dal cielo il figlio di Maia poiché le porte di Cartagine si stanno aprendo per i Troiani perché Didone ignara di tutto non deve cacciarli. Mandalo in Africa volando nell’aria battendo le ali. Deve compiere l’ordine e i Cartaginesi devo non devono essere ostili e per volere del Dio Didone deve essere di animo benigno nei confronti dei Troiani. Ma Enea trascorse una notte travagliata dagli affanni e una volta giorno decide di esplorare i nuovi luoghi, sapere dove si trova, che vi abita, se uomini o animali feroci, poiché la terra è incolta e riferire ogni cosa trovata ai compagni. Nasconde le navi nei boschi, in una gola protetta dal buio e da alberi. Ed egli va, seguendo soltanto Acate, stringendo in mano due aste di ferro. E nel mezzo del bosco si presento a lui la madre sotto forma di vergine, come quelle di Sparta. Fino alla spalla aveva teso l’arco come vuole una cacciatrice e lasciva che i capelli fossero spostati dal vento, le ginocchia nude con le vesti raccolte con un nodo. E disse: ”O giovani, guardate se vedete qualcuna delle mie sorelle, che inseguono una lince o un cinghiale con la faretra in spalla. Poi il figlio Enea: ”Non ho visto né sentito nessuna delle tue sorelle, o vergine? Anche se non hai una voce mortale sei forse la sorella di Febo? Sei una Ninfa? È tuttavia un buon incontro. Dicci in quali rive del mondo siamo finiti: non conoscendo né i nomi né i luoghi qui vagabondiamo, sbattuti qui dalle onde e dal vento. Sacrificherò molte vittime per te. E Venere: Oh no, non sono degna di simile onore, solitamente porto la faretra alle fanciulle di Tiro e legò la veste nelle gambe. Qui vedi il territorio dei Puni, popolo tirico, discendenti da Agenore anche se in Africa, imbattibili in guerra. Regna Didone, partita da Tiro per fuggire dal fratello. Ebbe una vita piena di intrighi e ostacoli e ora ha sposato Sicheo, il più ricco tra i Fenici, amato dalla povera con grande amore; che le fu promessa in sposa dal padre che la unì in prime nozze. Il fratello Pigmalione aveva il regno di Tiro, uomo molto feroce; e trai i due ci fu subito odio e lui accecato dalla brama di ricchezza uccise Sicheo a tradimento senza avere cuore per la sorella. E per molto tempo la donna si illuse del delitto con molte finzioni ma invano. Ma un giorno le venne in sogno il fantasma insepolto del marito che le mostro la ferita nel petto e così svelò l’assassino della casa. Poi la incita ad abbandonare la casa, la patria e per aiutarla nel cammino le fa trovare quantità d’oro e d’argento, tesori antichi nascosti nel terreno, e così sconvolta Didone cercava la fuga e amici. Si unirono coloro che avevano odio verso il tiranno di Tiro o per terrore prepararono già le navi, caricarono l’oro e si portano i tesori di Pigmalione per il mare con a capo la donna. Giunsero nei luoghi dei quali ora tu vedi le mura della città e sorgere la nuova città e contrattarono il terreno con la pelle del toro.

axen

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Messaggioda kucciola » 18 feb 2009, 20:12

[quote="axen"]ciao kucciola io l'ho fatta dal verso 254 quindi cerca il tuo verso da dove comincia


Parafrasi dei versi 254 – 368 Eneide

Giove, il creatore dei numi e degli uomini, sorridendole con uno sguardo rassicurante, la baciò e le disse: ”O Citerea, non ti preoccupare i destini dei tuoi protetti non possono essere cambiati, vedrai una città, e porterai Enea sublime fino alle stelle del cielo: nessuno mi preoccupa. Enea (ti svelerò, per placarti la paura, che farà una grande guerra in Italia, combatterà popoli selvaggi, darà una città e delle leggi alla sua gente, fino a tre anni dopo in inverno dopo la battaglia con i Rutuli.
Ma il piccolo Ascanio, chiamato anche Iulo o anche Ilo durante il regno di Ilio, avrà trent’anni, prenderà il comando e trasferirà la sede del regno a Lavinio, e rinforzerà Albalonga. Da qui per trecento anni ci sarà un regno guidato dai discendenti di Ettore finché la regina partorirà da Marte due gemelli in Ilia. Allora, dopo essere svezzato da una lupa Romolo erediterà il comando, fonderà le sacre mura e battezzò il suo popolo i Romani: a questi darò un regno vasto, potente e duraturo. E Giunone che ora scuote i mari e agita la terra, cambierà comportamento in meglio, insieme a me farà crescere i dominatori del mondo, i Romani. Così vuole il destino. Verrà il tempo in cui i Greci verranno dominati. Nascerà il bel Troiano, Cesare che allargherà il regno fino all’Oceano, Giulio, dal nome che deriva da Iulo sarà un amante delle stelle. Lui anche da morto, dalle battaglie in Oriente, lo accoglierai sicura e sarà messo ai voti. Dopo un secolo travagliato da guerra ci sarà un periodo di pace, le Fede candida e Vesta, Quirino con il fratello Remo daranno delle leggi: saranno deposte le armi e verrà deposto il Furore della battaglia sotto le spade. Disse e manda dal cielo il figlio di Maia poiché le porte di Cartagine si stanno aprendo per i Troiani perché Didone ignara di tutto non deve cacciarli. Mandalo in Africa volando nell’aria battendo le ali. Deve compiere l’ordine e i Cartaginesi devo non devono essere ostili e per volere del Dio Didone deve essere di animo benigno nei confronti dei Troiani. Ma Enea trascorse una notte travagliata dagli affanni e una volta giorno decide di esplorare i nuovi luoghi, sapere dove si trova, che vi abita, se uomini o animali feroci, poiché la terra è incolta e riferire ogni cosa trovata ai compagni. Nasconde le navi nei boschi, in una gola protetta dal buio e da alberi. Ed egli va, seguendo soltanto Acate, stringendo in mano due aste di ferro. E nel mezzo del bosco si presento a lui la madre sotto forma di vergine, come quelle di Sparta. Fino alla spalla aveva teso l’arco come vuole una cacciatrice e lasciva che i capelli fossero spostati dal vento, le ginocchia nude con le vesti raccolte con un nodo. E disse: ”O giovani, guardate se vedete qualcuna delle mie sorelle, che inseguono una lince o un cinghiale con la faretra in spalla. Poi il figlio Enea: ”Non ho visto né sentito nessuna delle tue sorelle, o vergine? Anche se non hai una voce mortale sei forse la sorella di Febo? Sei una Ninfa? È tuttavia un buon incontro. Dicci in quali rive del mondo siamo finiti: non conoscendo né i nomi né i luoghi qui vagabondiamo, sbattuti qui dalle onde e dal vento. Sacrificherò molte vittime per te. E Venere: Oh no, non sono degna di simile onore, solitamente porto la faretra alle fanciulle di Tiro e legò la veste nelle gambe. Qui vedi il territorio dei Puni, popolo tirico, discendenti da Agenore anche se in Africa, imbattibili in guerra. Regna Didone, partita da Tiro per fuggire dal fratello. Ebbe una vita piena di intrighi e ostacoli e ora ha sposato Sicheo, il più ricco tra i Fenici, amato dalla povera con grande amore; che le fu promessa in sposa dal padre che la unì in prime nozze. Il fratello Pigmalione aveva il regno di Tiro, uomo molto feroce; e trai i due ci fu subito odio e lui accecato dalla brama di ricchezza uccise Sicheo a tradimento senza avere cuore per la sorella. E per molto tempo la donna si illuse del delitto con molte finzioni ma invano. Ma un giorno le venne in sogno il fantasma insepolto del marito che le mostro la ferita nel petto e così svelò l’assassino della casa. Poi la incita ad abbandonare la casa, la patria e per aiutarla nel cammino le fa trovare quantità d’oro e d’argento, tesori antichi nascosti nel terreno, e così sconvolta Didone cercava la fuga e amici. Si unirono coloro che avevano odio verso il tiranno di Tiro o per terrore prepararono già le navi, caricarono l’oro e si portano i tesori di Pigmalione per il mare con a capo la donna. Giunsero nei luoghi dei quali ora tu vedi le mura della città e sorgere la nuova città e contrattarono il terreno con la pelle del toro.


grazie milleeeeeeeeee grazieate :-D

kucciola

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