tema

Messaggioda monella » 10 ott 2008, 12:47

un confronto tra il pensiero di machiavelli e quello di guicciardini domani ho il compito

monella

Utente GOLD
Utente GOLD
 
Risposte:

Messaggioda giuliaciti » 10 ott 2008, 19:36

CONFRONTO TRA MACCHIAVELLI E GUICCIARDINI

Il Guicciardini si può considerare insieme al Macchiavelli il più grande teorico del pensiero politico rinascimentale. Nessuno degli altri storici e politici riuscì ad arrivare ai livelli del binomio fiorentino. Vissuti nello stesso periodo storico e nella stessa città, partono entrambi dalle stesse premesse (l’autonomia della politica, la concezione pessimistica degli uomini). Già nei “ricordi politici e civili”, il G. critica il valore esemplare della storia romana. Infatti, ciò che è accaduto non può ripetersi. Anche se le circostanze e le situazioni sembrano identiche, non necessariamente sortiranno lo stesso effetto. Del resto certe situazioni, certe condizioni storiche in Roma nascevano da un tessuto sociale, culturale e religioso diverso da quello dei suoi tempi e per questo non potevano essere assunte come modello.
Macchiavelli crede , che si possano fissare sulla base di esempi tratti dalla storia passata e dalla storia recente, dei principi da tenere presente nell’agire politico. Indubbiamente tra i due è più pessimista il G. che non crede in una resurrezione dell’ Italia e nella validità di una scienza politica. In lui manca la fiducia del M., non ha entusiasmi e non assume toni profetici. L’unica alternativa che il G. offre al politico è quella di adattarsi alle circostanze.
Il “Savio”, come lo definisce il G. deve guardare gli eventi politici cercando di destreggiarsi tra di essi affrontandoli e cercando di risolverli volta per volta. Alla virtù del Principe (quella di saper fare le scelte giuste al momento giusto) il G. sostituisce la virtù del Savio, al quale consiglia la ricerca del proprio “particulare”, cioè del tornaconto personale. Il G., pur essendo stato luogotenete generale della chiesa ed intimo con vari papi, è contrario al potere temporale e al dominio dei preti. Egli visse col desiderio di vedere distrutta prima della sua morte, la tirannide degli ecclesiastici. Ma, pur condividendo il giudizio espresso dal M. che il potere temporale della chiesa ha impedito la formazione nella nostra penisola di uno Stato unitario, non ne accetta l’idea del principato unitario indigeno da opporre alle monarchie nazionali europee. Egli propone una forma di municipalismo caratterizzato da un sapiente equilibrio di stati, in armonia tra di loro e liberi dallo straniero. Possiamo concludere che mentre il pessimismo del G. è privo di una qualsiasi luce ideale, quello del M. non gli impedisce di innalzarsi alla visione di un principe capace di riunire le sparse membra dell’Italia, di dare forma alla materia informe, di non-Stato, in cui si trovava la penisola (questo è il segreto che anima il Principe).

giuliaciti

Utente GOLD
Utente GOLD
 

Torna a S.O.S. altre materie

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-28 19:26:19 - flow version _RPTC_G1.3

Per visualizzare il contenuto richiesto
guarda un breve annuncio pubblicitario.