introduzione al Decameron di Boccaccio

Messaggioda lucacrugnale » 23 mag 2012, 15:41

IL Decameron è una raccolta di cento novelle e fu scritto probabilmente tra il1348 e il 1353. L'autore racconta come,durante la peste che nel 1348 devasta Firenze, una brigata di sette fanciulle e tre giovani di elevata condizione sociale decida di cercare scampo dal contagio e dalla dissoluzione morale e sociale della vita cittadina ritirandosi in campagna. Qui i dieci giovani trascorrono tempo tra banchetti, canti, balli e giochi, e per occupare piacevolmente le ore più calde del pomeriggio decidono di raccontare ogni giorno una novella ciascuno. Quotidianamente viene eletto dalla brigata un re, a cui tocca fissare un tema ai narratori; tuttavia ad uno di essi, Dioneo,è concesso di non rispettare il tema generale e due giornate, la prima e la nona, hanno tema libero. Ogni giornata è chiusa da una ballata cantata da uno dei giovani. Il titolo dell'opera conferma quel gusto per la lingua greca che Boccaccio aveva manifestato sin dalle opere giovanili (Decameron= dieci giorni gr.) ed è modellato sull'Hexameron di S. Agostino, che racconta dei sei giorni della creazione.
Elenco dei re delle giornate:
I. Pampinea
II. Filomena
III. Neifile
IV. Filostrato
V. Fiammetta
VI. Elissa
VII. Dioneo
VIII. Lauretta
IX. Emilia
X. Panfilo
Il libro si apre con un proemio, che è di fondamentale importanza perché vi si delineano i motivi che domineranno nell'opera intera. Lo scrittore afferma il proposito di voler con esso giovare a coloro che sono afflitti da pene d'amore, dilettandoli con piacevoli racconti e dando loro utili consigli. Si delinea dunque il pubblico a cui l'opera è rivolta: le donne che amano. Boccaccio spiega di volersi rivolgere alle donne per rimediare al peccato della fortuna, sostenendo che esse possiedono in misura molto minore degli uomini la facoltà di trovare distrazione dalle pene d'amore, perché ad esse sono preclusi la caccia, il gioco, il commercio, tutte le attività che possono occupare l'esistenza dell'uomo. Quindi il tema fondamentale del Decameron è : la capacità dell'individuo di superare le avversità, di imporre il suo dominio su una realtà regolata dalla fortuna. Si delinea dunque un'idea di letteratura del tutto laica e mondana,svincolata dalle pregiudiziali religiose e morali della letteratura medioevale.

Al mondo dei mercanti Boccaccio dedica alle sue novelle molta attenzione. Grande rilievo ha pertanto la realtà del calcolo prudente, dello scambio vantaggioso, del maneggio accorto di denaro, dell'accumulo di ricchezza. Uno dei temi centrali del Decameron è << l'industria >>, l'umana iniziativa che sa superare le avversità opposte dalla fortuna e dagli uomini, che sa dominare, con il calcolo accorto e con l'azione energica, la realtà e piegarla ai propri fini. Questo valore è il prodotto esclusivo della civiltà mercantile, di cui Boccaccio ne sa vedere anche i limiti. L'eccessivo attaccamento alla << ragion di mercatura >>, l'interesse economico anteposto a tutti gli altri valori, può generare grettezza disumana e può condurre a gesti di estrema crudeltà.

La vita dei mercanti è sottoposta continuamente all'imprevisto. Propria del nuovo mondo dei traffici e degli scambi è dunque l'idea che la realtà sia dominata da una forza capricciosa e imprevedibile, la fortuna. Nella coscienza medioevale essa era ritenuta una forza subordinata al disegno della provvidenza divina, mentre nella visione di Boccaccio la fortuna diviene solo un complesso accidentale di forze, può manifestarsi attraverso il combinarsi imprevisto di azioni umane, può esse avversa o favorevole ed è la grande antagonista dell'industria.
L'altra grande forza che anima l'universo del Decameron è l'amore, visto in una prospettiva tutta laica e terrena. Per Boccaccio è una forza in se sana e positiva, che è assurdo e vano frenare o reprimere. Anzi, soffocarla è una colpa, che può generare sofferenza e morte. La concezione naturalistica dell'amore che domina nel Decameron anticipa quella che sarà propria del rinascimento.Può essere fonte di ingentilimento, può costituire uno stimolo all'industria ma può dare origini anche alle situazioni più tragiche, sublimi e patetiche( in queste novelle Boccaccio riprende sviluppa l'antico tema cortese dell'amore e morte, consacrato dai romanzi di Tristano e Isotta).

Tutte le azioni della vita sono compiute dai personaggi boccacciani, dalle più basse funzioni fisiologiche alle più alte attività spirituali, intellettuali e artistiche, dai gesti quotidiani e banali alle azioni più rare de eroiche.
Vi sono rappresentanti degli ordinamenti del passato, re, grandi feudatari, alto e basso clero, la moderna civiltà urbana, mercanti e banchieri, la borghesia delle professioni, artigiani e bottegai, ed infine vi è la plebe, operai,servi e abitanti della campagna. Come il mondo sociale, così quello naturale è esplorato esaustivamente. Si può notare tra i luoghi, una speciale predilezione per il mare che , con il suo mutare capriccioso e imprevedibile, diviene metafora della fortuna e fa da sfondo alle novelle più avventurose. Il mare ha però anche una dimensione realistica, in quanto richiama la concreta vita dei mercanti.

lucacrugnale

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