un gesto di clemenza vale molto di più della lode per le imp

Messaggioda giuliabertuna » 20 dic 2009, 15:51

scusate qualcuno ha la versione "un gesto di clemenza vale molto di più della lode per le imprese belliche" di cicerone?

giuliabertuna

nuovo iscritto
nuovo iscritto
 
Risposte:

Messaggioda giada » 20 dic 2009, 16:18

Domuisti gentis immanitate barbaras, multitudine innumerabilis, locis infinitas, omni copiarum genere abundantis: sed tamen ea vicisti, quae et naturam et condicionem ut vinci possent habebant. Nulla est enim tanta vis, quae non ferro et viribus debilitari frangique possit. Animum vincere, iracundiam cohibere, victoriam temperare, adversarium nobilitate, ingenio, virtute praestantem non modo extollere iacentem, sed etiam amplificare eius pristinam dignitatem, haec qui fecit, non ego eum cum summis viris comparo, sed simillimum deo iudico. Itaque, C. Caesar, bellicae tuae laudes celebrabuntur illae quidem non solum nostris, sed paene omnium gentium litteris atque linguis, nec ulla umquam aetas de tuis laudibus conticescet. Sed tamen eius modi res nescio quo modo etiam cum leguntur, obstrepi clamore militum videntur et tubarum sono. At vero cum aliquid clementer, mansuete, iuste, moderate, sapienter factum—in iracundia praesertim, quae est inimica consilio, et in victoria, quae natura insolens et superba est - audimus aut legimus, quo studio incendimur, non modo in gestis rebus, sed etiam in fictis, ut eos saepe, quos numquam vidimus, diligamus! Te vero, quem praesentem intuemur, cuius mentem sensusque et os cernimus, ut, quicquid belli fortuna reliquum rei publicae fecerit, id esse salvum velis, quibus laudibus efferemus? Quibus studiis prosequemur? Qua benevolentia complectemur?

Tu hai sottomesso nazioni feroci e barbare, innumerevoli nella loro moltitudine, infinite per i loro stanziamenti, ben fornite di ogni genere di risorse; e comunque hai vinto: quelle si trovavano nella condizione naturale per poter essere vinte, perché non esiste una forza tanto grande da non poter esser indebolita e piegata dalla forza delle armi. Ma vincere se stessi, trattenere la collera, perdonare al vinto, non soltanto sollevare l'avversario insigne per nobiltà, ingegno e virtù quando è caduto, ma anche aumentare la sua dignità d'un tempo: se qualcuno si comporta così, io non lo paragono ai più grandi uomini ma lo giudico assai simile a un dio. Pertanto, C. Cesare, le tue note glorie militari saranno sì celebrate dalla tradizione scritta e orale, non soltanto nostra, ma praticamente di tutti i popoli, e nessuna età mai poà pensare di tacere le tue glorie; e tuttavia imprese di tal genere, non so come, anche solo a leggerle, pare che siano sopraffatte dal vociare dei soldati e dal suono delle trombe. Invece, quando noi ascoltiamo o leggiamo che qualche risultato è stato ottenuto con la clemenza, con la mitezza, con la giustizia, con la moderazione, con la saggezza, soprattutto in un momento di collera, che è nemica della riflessione, e nella condizione di vincitore, che per natura è eccessiva e arrogante, da quale entusiasmo non siamo presi, non soltanto di fronte a imprese realmente avvenute ma anche di fronte a quelle immaginarie, al punto di amare spesso persone che non abbiamo mai visto! Ma trattandosi di te, che osserviamo qui fra noi e di cui vediamo bene il pensiero, i sentimenti, l'espressione, che esprimono la tua volontà di mantenere intatto tutto quello che della repubblica hanno lasciato le vicende della guerra, con quali lodi non ti celebreremo, con quale ardore non ti circonderemo, con quale affetto non ti ameremo?
_________________

giada

Site Admin
Site Admin
 

Torna a LATINO e GRECO

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-04-25 13:11:29 - flow version _RPTC_G1.3