STORIE - Tucidide - LIBRO VI passo 24 - 27 - 28

Messaggioda +chemical_girl+ » 22 dic 2009, 13:03

Ciao a tutti! Mi serve una versione di Tucudide . Il libro si chiama "Storie", è di Tucidide appunto, cap VI,24.3-4 , 27 e 28.

INIZIO: Καì ἒρως ἐνέπεσε τοῖς πᾶσιν ὁμωίς ἐκπλεῦσαι·
FINE:τήν ἂλλην αύτοῦ ἐς τὰ ἐπιτηδεύματα οὐ δημοτικὴν παρανομίαν

+chemical_girl+

Utente GOLD
Utente GOLD
 
Risposte:

Messaggioda giada » 22 dic 2009, 13:55

metti il titolo e libro da cui l'hai presa la vesione

giada

Site Admin
Site Admin
 

Messaggioda +chemical_girl+ » 22 dic 2009, 15:19

il libro da cui l'ho presa è il mio libro di classico greco che si chiama "Poeti e scrittori della letteratura greca Omero Erodoto Tcidide Plutarco" , il titolo di questo brano non lo so perchè è appunto un "pezzo" del libro "Storie" scritto da Tucidide, credo che provenga dal cap del libro intitolato "Alcibiade e la spedizione in Sicilia" ...

+chemical_girl+

Utente GOLD
Utente GOLD
 

Messaggioda giada » 23 dic 2009, 10:42

Ecco a te il passo 24 27 e 28 di tucidide bye

24. E Nicia tacque, ritenendo che l'esposizione di necessità così tremende avrebbe distolto gli Ateniesi o, almeno, nel caso che la spedizione fosse ormai inevitabile, si sarebbe garantito con questi mezzi un margine ampio di sicurezza. Ma l'impegno faticoso dell'armamento suscitò ben altro in Atene che la rinuncia a quella campagna desiderata: anzi era tutto un accendersi d'entusiasmi, di ora in ora. Sicché Nicia ottenne un effetto opposto: si commentava che i suoi erano consigli d'oro, e da quel momento non c'era proprio più nulla da star preoccupati. Un fremito unanime trascorse la città e tutti gli sguardi cercarono con desiderio il mare: i veterani nella certezza incrollabile di soggiogare le genti a cui muovevano, e nella fede che neppure una disfatta avrebbe mai scalfito uno strumento da guerra così gagliardo: sulla gioventù matura alla leva agiva l'incanto nostalgico della lontananza, di poter toccare finalmente e godersi con gli occhi quell'isola remota, mentre era in fiore la speranza di rimpatriare un giorno, salvi. Intanto, il nerbo copioso delle truppe covava il miraggio di un guadagno rapido e, per l'avvenire, il pensiero che un tal acquisto di potenza avrebbe assicurato al governo fondi inesauribili per i salari delle forze armate. Finché l'eccessivo rapimento della folla dissuase chiunque, anche se in taluni la volontà di dissentire non mancava, dall'opporsi, nel dubbio timoroso che un voto contrario lo potesse mettere nella luce sinistra di perfido cittadino


27. Quand'ecco le Erme marmoree erette in città dagli Ateniesi (sono parecchi, secondo la tradizione locale, questi blocchi quadrangolari, nei vestiboli delle abitazioni o nei recinti sacri) ebbero in maggioranza il volto mutilato, in una stessa notte. Sui responsabili il mistero: ma si dava loro la caccia, con ricche taglie promesse dallo stato per la loro cattura. E non bastò: si decise che chiunque fosse disposto, dei cittadini o dei forestieri, perfino dei servi, denunciasse senza paura qualunque diverso atto sacrilego che gli fosse noto. L'opinione pubblica ne fu seriamente scossa: vi si riconosceva un segno infausto per la partenza, collegato forse a torbide trame per sovvertire lo stato e la democrazia.

28. Finché, ad opera di certi meteci e di alcuni servi, approda all'autorità una denuncia, che pur non avendo nulla da spartire con lo scandalo delle Erme, riguarda certe altre statue sfregiate tempo prima da un gruppetto di giovani ubriachi e in vena di stranezze: in certi ambienti inoltre ci si diverte a scimmiottare i misteri. Le accuse non risparmiavano Alcibiade: e furono lesti a raccoglierle quelli cui la personalità di Alcibiade incuteva più geloso fastidio, intralciando la scalata ai seggi più alti e solidi del governo democratico; e pieni di speranza, se lo liquidavano, di ascendere ai vertici della società ateniese, facevano un chiasso eccessivo di quest'affare, tempestando in pubblico che le parodie dei misteri e la mutilazione delle Erme rientravano nel piano criminale di sconvolgere la compagine democratica e che nell'una e nell'altra empietà spiccava evidente lo stile di Alcibiade. Ne adducevano a prova il suo modo personalissimo di vita che calpestava la tradizione: un autentico schiaffo alla democrazia

giada

Site Admin
Site Admin
 

Torna a LATINO e GRECO

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-29 14:50:06 - flow version _RPTC_G1.3