I capi Pompeiani sconfitti a Tapso, si uccidono Floro

Messaggioda rapermarco » 8 gen 2010, 16:03

ciao ragazzi mi potreste procurare qst ersione di latino??
Libro :Laboratorio 1
Autori:tantucci
Casa editrice:poseidonia
Pag: 497
ES N:5
GRAZIE MILLE!!!

rapermarco

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Risposte:

Messaggioda giada » 8 gen 2010, 16:37

metti per favore inizio e fine in latino?

giada

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Messaggioda rapermarco » 8 gen 2010, 16:43

INIZIO: In Africa satis ample sonabant in pompeiani...
FINE: Ille passus, dum abscederent, rescidit plagas secutaque vi sanguinis moribundas manus in ipso volnere reliquit

rapermarco

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Messaggioda giada » 8 gen 2010, 16:46

In Africa satis ample sonabant in Pompeiani (= di Pompeo) nominis locum Cato et Scipio. Accessit copiis Mauretaniae rex Iuba, videlicet ut latius vinceret Caesar. Et primum strages a Iuba coepit, cuius elephanti, bellorum rudes et nuper a silva consternati, subito clangore lituorum in suos sese circumgere. Statim exercitus in fugam coniectus est. Non inconspicua tamen mors omnium. Iam Scipio nave fugiebat; sed adsecutis hostibus gladium per viscera exegit et, ubi esset quodam requirente, respondit hoc ipsum: "Bene se habet imperator." Iuba, cum se recepisset in regiam, magnifice epulatus est postero die cum petreio fagae comite superque mensas et pocula interficiendum se ei praebuit: ille et regi suffecit et sibi. cato non interfuit bello. Positis apud Bagradam castris Uticam velut altera Africae claustra servabat. sed accepta partium clade nihil cunctatus, ut sapiente dignum (= degno di...regge l'ablativo) erat, mortem sibi etiam laetus accivit. Nam, postquam filium comitesque ab amplexu dimisit, in noctem lecto ad lucernam Platonis libro, qui immortalitatem animae docet, paulum quieti dedit; tunc, circa primam vigiliam , strincto gladio revelatum manu pectus semel iterumque percussit. Ausi (sunt) post hoc virum medici violare fomentis. Ille passus, dum abscederent, rescidit plagas secutaque vi sanguinis moribundas manus in ispo volnere reliqu

In Africa risuonavano assai alti, dopo quello di Pompeo, i nomi di Catone e di Scipione. Giuba, re della Mauritania, unì le sue truppe alle loro, come se avesse voluto estendere su più nemici la vittoria di Cesare. Per primo, il massacro cominciò da Giuba; i suoi elefanti, ancora non avvezzi ai combattimenti e da poco usciti dalle loro foreste, atterriti dal primo squillo delle trombe di guerra, si rivoltarono contro i loro. Subito l’ esercito fu spinto alla fuga. Ma tuttavia tutti seppero trovare una morte gloriosa. Scipione fuggiva su di una nave; ma vedendosi raggiunto dai nemici, si passò la spada attraverso il corpo; e, a qualcuno che chiedeva dove fosse il generale, rispose con queste parole: “Il generale sta bene”. Giuba si ritirò nel suo palazzo; offrì all’ indomani del suo arrivo, un banchetto splendido a Petreio, suo compagno di fuga, e, nel bel mezzo del banchetto, di chiese di ucciderlo.[0] Patrio uccise il principe e si uccise lui stesso. Catone non assistette alla battaglia. Accampato presso Bagrada, controllava Utica che era come la seconda chiave dell’ Africa. Ma, appreso della disfatta del suo partito, non esitò, risoluzione degna di un saggio, a chiamare in suo aiuto la Morte, perfino con gioia. Dopo avere abbracciato e congedato il figlio e gli amici, lesse a letto durante la notte, alla luce di una lampada, il libro dove Platone insegna l’ immortalità dell’ anima, si riposò qualche istante; poi, verso la prima veglia, estrasse la spada, si scoprì il petto e si colpì due volte. I medici osarono profanare le ferite di questo grande uomo. Egli sopportò, per liberarsi della loro presenza, ma subito riaprì le ferite: e mentre il sangue sgorgava con violenza, nella stessa ferita lasciò immerse le sue mani morenti.

giada

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