Ti condanno perchè mi secca la tua buona fama versione Nepot

Messaggioda filo_1794 » 12 gen 2010, 20:45

vi chiederei gentilmente di inviarmi la versione di cornelio nepote :ti condanno perchè mi secca la tua buona fama.
ho visto che lo avete in archivio grazie

filo_1794

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Messaggioda simpic » 12 gen 2010, 21:24

Anche io sono alla ricerca della stessa versione. Nel sito c'era scritto di trovarla qui!!

Abbiamo già tradotto questa versione ed è disponibile a richiesta registrandoti nel nostro forum.

Va bene rispondere in questo topic o bisogna fare la richiesta vera e propria?

simpic

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Messaggioda giada » 13 gen 2010, 11:02

"Ti condanno perche mi secca la tua buona fama"

Aristides cum Themistocle multos annos de principatu contendit .In his viris est quanto apud Athenienses eo tempore eloquentia antestaret innocentiae.Nam , quamvis adeo excelleret Aristides absinentia ut Iustus apellatus sit, tam vehementi eloquentia accusatus est ut populus eum exsilio decem annorum multaverit.Cum autem in iudicio Aristides vidisset quendam ex suis civibus in tabula scribentem ut ex patria pelleretur ,quaevisit ab eo quid Aristides facinoris commisisset cur (per cui) in exilium esset eiciendus. Cui ille respondit se Aristides ignorare neque unquam vidisse , sed sibi displicere quod praeter ceteros Iustus appelaretur . Sic suffragis populi in exsilium pulsus est, sed sexto anno postquam expulsus erat ,in patriam revocatus est et dux fuit in proelio apud Plateas , quo Mardonius Persarum praefectus occisus est.
da Cornelio Nepote

Aristide contese il potere a Temistocle per molti anni. In questi uomini si trova di quanto prevalesse a quel tempo presso gli Ateniesi il saper parlare sull'onestà. Infatti, benchè Aristide eccellesse tanto in moderazione, da essere stato chiamato 'il Giusto', fu accusato con una così violenta eloquenza che il popolo lo condannò ad un esilio di dieci anni. Avendo poi Aristide visto, durante il processo, un tale dei suoi concittadini, che scriveva su un coccio che fosse cacciato dalla patria, gli chiese quale grave azione avesse commesso, per cui dovesse essere cacciato in esilio. E a lui quello rispose che non con conosceva Aristide nè l'aveva mai visto, ma non gli garbava il fatto che fosse chiamato 'il Giusto' davanti agli altri. Così fu cacciato in esilio con i voti del popolo, ma il sesto anno ( sei anni dopo) dopo che era stato cacciato, fu richiamato in patria e fu comandante nella battaglia di Platea, nella quale Mardonio, comandante dei Persiani, fu ucciso.

giada

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