Puer tutorum insidias passus est, qui eum fero equo inpositum equitare iacularique cogebant; 5 qui conatus cum eos fefellissent supra aetatem regente equum Mithridate, veneno eum appetivere. 6 Quod metuens antidota saepius bibit et ita se adversus insidias, exquisitis tutioribus remediis, stagnavit, ut ne volens quidem senex veneno mori potuerit. 7 Timens deinde, ne inimici, quod veneno non potuerant, ferro peragerent, venandi studium finxit, quo per septem annos neque urbis neque ruris tecto usus est, 8 sed per silvas vagatus diversis montium regionibus pernoctabat ignaris omnibus, quibus esset locis, adsuetus feras cursu aut fugere aut persequi, cum quibusdam etiam viribus congredi. 9 Quibus rebus et insidias vitavit et corpus ad omnem virtutis patientiam duravit
Il ragazzo soffrì a causa delle insidie dei (suoi) tutori, che lo spingevano a cavalcare e gettaregiavellotti dopo averlo posto su un cavallo indomabile; e poiché questi tentativi (di ucciderlo) li avevano ingannati poiché Mitridate governava il cavallo (con capacità) al di sopra della sua età, essi cercarono di toglierlo di mezzo con il veleno. E temendo tale cosa più spesso bevve antidoti e, cercati rimedi più sicuri, in questo modo si premuniva contro gli attentati cosicché neppure volendo avrebbe potuto morire da vecchio a causa del veleno. Temendo poi, che i nemici eseguissero con le armi [lett: con la spada] ciò che non avevano potuto (eseguire) con il veleno, inventò uno (sfrenato) desiderio per la caccia, mediante il quale non dormì sotto un tetto per sette anni né in città né in campagna, ma vagando attraverso le foreste passava le notti in luoghi (sempre) differenti delle montagne senza che nessuno sapesse in quali luoghi si trovasse, abituandosi o a fuggire o ad inseguire di corsa gli animali feroci, scontrandosi con le (sue) forze anche con alcune (delle bestie feroci). E con tali metodi sia evitò le insidie sia fortificò il corpo in ogni resistenza attraverso l’uso delle buone qualità