da giada » 12 apr 2010, 12:19
Sed omnium oculos animosque in semet converterant captivae mater coniuxque Darei: illa non maiestate solum sed etiam aetate venerabilis, haec formae pulchritudine nec illa quidem sorte corruptae; receperat in sinum filium nondum sextum annum aetatis egressum, in spem tantae fortunae, quantam pater eius paulo ante amiserat, genitum. At in gremio anus aviae iacebant adultae virgines duae non suo tantum, sed etiam illius maerore confectae. Ingens circa eam nobilium feminarum turba constiterat laceratis crinibus abscissaque veste, pristini decoris inmemores, reginas dominasque veris quondam, tunc alienis nominibus, invocantes. Illae suae calamitatis oblitae in utro cornu Dareus stetisset, quae fortuna discriminis fuisset, requirebant: negabant se captas, si viveret rex. Sed illum equos subinde mutantem longius fuga abstulerat.
In acie autem caesa sunt Persarum peditum C milia, decem equitum; at a parte Alexandri ad quattuor et quingenti saucii fuere, ex peditibus XXX omnino et duo desiderati sunt, equitum centum quinquaginta interfecti: tantulo inpendio ingens victoria stetit!
Ma la moglie e la madre di Dario, fatte prigioniere, avevano attirato su di sé gli occhi e l’attenzione di tutti: l’una, la madre, venerabile non solo per il portamento, ma anche per l’età, l’altra, la moglie, per la bellezza dei lineamenti, non alterata nemmeno in quei frangenti. Aveva accolto in grembo il figlio di non ancora sette anni, nato nella speranza di tanta fortuna, quanta suo padre poco prima aveva perso. E sul grembo della vecchia nonna erano distese due vergini adulte, afflitte non solo dal proprio dolore, ma anche dal suo. Attorno ad essa si era radunata una gran folla di nobildonne, con i capelli scamigliati e le vesti strappate, dimentiche dell’antico decoro, che invocavano le loro regine e padrone con nomi una volta veri, ora appartenenti ad altri. Esse, immemori della propria disgrazia, chiedevano in quale ala Dario era stato, quale era stato l’esito del combattimento: affermavano che non sarebbero state catturate, se il re fosse vivo. Ma la fuga l’aveva portato molto lontano, cambiando continuamente cavalli.
Nella battaglia quindi furono uccisi centomila fanti persiani e diecimila cavalieri. Dalla parte di Alessandro ci furono circa quattromilacinquecento feriti; tra i fanti si lamentò la perdita di soli trecentodue uomini e furono uccisi centocinquanta cavalieri. A così piccolo prezzo si ebbe una vittoria tanto grande!