sestio, durante il suo tribunato, ha difeso cicerone

Messaggioda collee » 14 ott 2010, 5:30

salve! potreste aiutrmi? mi servirebbe questa versione..

inizio: de quo quidem tribunatu ita dictum est a Q.Hortensio
fine: P. Sesti facta, dicta, consilia versata.
autore: cicerone
tratta dal libro tradurre latino

grazie :)

collee

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Messaggioda giada » 14 ott 2010, 8:58

De quo quidem tribunatu ita dictum est a Q. Hortensio ut eius oratio non defensionem modo videretur criminum continere, sed etiam memoria dignam iuventuti rei publicae capessendae auctoritatem disciplinamque praescribere. Sed tamen, quoniam tribunatus totus P. Sesti nihil aliud nisi meum nomen causamque sustinuit, necessario mihi de isdem rebus esse arbitror si non subtilius disputandum, at certe dolentius deplorandum. Qua in oratione si asperius in quosdam homines invehi vellem, quis non concederet ut eos, quorum sceleris furore violatus essem, vocis libertate perstringerem? Sed agam moderate et huius potius tempori serviam quam dolori meo: si qui occulte a salute nostra dissentiunt, lateant; si qui fecerunt aliquid aliquando atque eidem nunc tacent et quiescunt, nos quoque simus obliti; si qui se offerunt, insectantur, quoad ferri poterunt, perferemus, neque quemquam offendet oratio mea nisi qui se ita obtulerit ut in eum non invasisse sed incucurrisse videamur. Sed necesse est, ante quam de tribunatu P. Sesti dicere incipiam, me totum superioris anni rei publicae naufragium exponere, in quo conligendo ac reficienda salute communi omnia reperientur P. Sesti facta, dicta, consilia versata.


Di quel tribunato, in verità, vi ha già intrattenuto Quinto Ortensie, e in modo siffatto, che la sua orazione è non solo risultata tale da esaurire la difesa dalle mosse imputazioni, ma anche da segnare alla gioventù un autorevole e degno esempio delle norme da seguire nella conquista delle pubbliche funzioni. Ma poiché l'intero tribunato di Sestio non fu che una rivendicazione del mio nome e della mia causa, io considero per me doveroso, se non di parlarne con maggior penetrazione di Ortensie, di rimpiangerlo con maggior dolore. Se in questo mio discorso io mi proponessi di attaccare aspramente certe persone, chi non vorrebbe concedermi di attanagliare con franca parola quelli il cui delittuoso furore mi ha tanto straziato? Ma no: la mia parola suonerà moderata, e s'ispirerà più alla esigenza di quest'ora che non alla mia amarezza. Coloro che nascostamente contrastano alla mia salvezza, rimangano pure nell'ombra; coloro che in altro tempo mi fecero del male, ed ora stanno zitti e tranquilli, ch'io pure possa dimenticarli; coloro infine che mi vogliono provocare e oltraggiare io sopporterò fin dove siano sopportabili. Il mio discorso non ferirà nessuno, salvo chi mi si pari innanzi in modo tale da non potersi dire assalito da me, ma venutomi esso stesso fra i piedi.
Prima, però, ch'io incominci a parlare del tribunato di Sestio, è necessario ch'io richiami qui il completo naufragio dello Stato negli scorsi anni, a raccogliere i cui rottami e a ricostruire la comune salvezza noi troviamo impegnata tutta l'opera, la parola, il pensiero di Publio Sestio

giada

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