Inde L. Tarquinius regnare occepit, cui Superbo cognomen facta indiderunt, quia socerum gener sepultura prohibuit, Romulum quoque insepultum perisse dictitans, primoresque patrum, quos Serui rebus favisse credebat, interfecit; conscius deinde male quaerendi regni ab se ipso adversus se exemplum capi posse, armatis corpus circumsaepsit; neque enim ad ius regni quicquam praeter vim habebat ut qui neque populi iussu neque auctoribus patribus regnaret. Eo accedebat ut in caritate civium nihil spei reponenti metu regnum tutandum esset. Quem ut pluribus incuteret cognitiones capitalium rerum sine consiliis per se solus exercebat, perque eam causam occidere, in exsilium agere, bonis multare poterat non suspectos modo aut inuisos sed unde nihil aliud quam praedam sperare posset. Praecipue ita patrum numero imminuto statuit nullos in patres legere, quo contemptior paucitate ipsa ordo esset minusque per se nihil agi indignarentur. Hic enim regum primus traditum a prioribus morem de omnibus senatum consulendi soluit; domesticis consiliis rem publicam administravit; bellum, pacem, foedera, societates per se ipse, cum quibus voluit, iniussu populi ac senatus, fecit diremitque. Latinorum sibi maxime gentem conciliabat ut peregrinis quoque opibus tutior inter ciues esset, neque hospitia modo cum primoribus eorum sed adfinitates quoque iungebat.
Da allora iniziò il regno di Tarquinio, soprannominato il Superbo a causa della sua condotta. E a buon diritto, visto che, pur essendone il genero, non concesse a Servio la sepoltura sostenendo che anche Romolo non l'aveva avuta, e fece eliminare i senatori più importanti in quanto sospettati di aver parteggiato per Servio. Poi, rendendosi conto che l'indebita ascesa al trono avrebbe potuto diventare un precedente sfruttabile da altri nei suoi stessi confronti, si circondò di guardie del corpo. In effetti, l'unico diritto al trono che aveva era la forza, dato che stava regnando non solo senza il consenso del popolo ma anche senza ratifica del senato. In più si aggiungeva che, non potendo contare in alcun modo sull'aiuto dei cittadini, era costretto a salvaguardare il proprio potere col terrore. E per renderlo un sentimento diffuso, cominciò a istruire da solo, senza l'aiuto di consiglieri legali, le cause per delitti capitali: ne approfittava così per condannare a morte, per mandare in esilio, e per confiscare i beni non solo di chi era sospettato o malvisto, ma anche di chi poteva rappresentare una qualche opportunità di bottino. Soprattutto per questo, dopo aver decimato il numero dei senatori, stabilì che non se ne eleggessero altri, in modo tale da screditare l'ordine per l'inconsistenza degli effettivi e ridurne al massimo le eventuali rimostranze per la totale esclusione dalla gestione del potere. Tutti i suoi predecessori si erano sempre attenuti alla regola tradizionale di consultare il senato in ogni occasione: Tarquinio il Superbo fu il primo a rompere con questa consuetudine e resse lo Stato fondandosi solo sui consigli di famiglia: guerra, pace, trattati, alleanze, lui solo faceva e disfaceva a suo piacimento e con i consiglieri che voleva, senza mai consultare il popolo e i senatori. Cercava soprattutto di procurarsi l'amicizia dei Latini, perché l'appoggio straniero gli desse maggiore sicurezza in patria. Con la loro aristocrazia non stabiliva soltanto rapporti di ospitalità, ma organizzava anche matrimoni.