commento al Cantico delle creature di Francesco d'Assisi

Messaggioda lia94 » 2 gen 2011, 10:27

Il più antico testo poetico in volgare italiano è il Cantico delle creature o Cantico di frate Sole o Laudes creaturarum (titolo originale), scritto da Francesco d'Assisi. In questa opera l'autore sintetizza lo spirito del francescanesimo celebrando Dio e il creato in tutti i suoi aspetti, compresa la morte. Infatti, secondo il francescanesimo è necessario abbandonare l'attaccamento agli oggetti materiali per rivolgersi al Signore tramite la contemplazione della natura, opera indiscussa di Dio ed espressione della sua grandezza e benevolenza.

Il movimento francescano sviluppa e integra alcuni elementi dell'esperienza dei giullari: i francescani si muovono, girano per le campagne e incontrano le più diverse popolazioni e vivono le più disparate esperienze. Non utilizzarono schemi colti o codificati ma si affidano alla gestualità, all'improvvisazione e all'oralità.

Tutte le creature sono chiamate da Francesco "fratelli" e "sorelle" e fanno parte di una sola e grande famiglia. La morte non è esclusa: passare attraverso la malattia o la sofferenza rinvigorisce l'anima. Questa diventa più serena e pacifica portando l'uomo, dopo il decesso, nella grazia di Dio e allontanandolo dalla dannazione eterna.

Francesco parla anche della religione che in questo caso è vissuta più serenamente e lietamente rispetto al De contemptu mundi di papa Innocenzo III.

Nella vita l'uomo deve comportarsi rispettando i valori fondamentali della vita cristiana: l'amore e la pace. Il messaggio che Dio ci manda deve tradursi in gesti concreti di generosità, aiuto del prossimo, soprattutto il più povero,e condivisione di quel poco che si possiede, sopportando gli ostacoli che il Signore ci mette sul nostro cammino.

Affinché tutti potessero comprendere il suo messaggio, Francesco scrive questa sua opera in volgare utilizzando una sintassi semplice. Ci sono comunque molti riferimenti al latino come "homo", la congiunzione "et" e veri e propri latinismi ("dignu" ). Sono reminescenze latine dato che questa lingue non era stata completamente abbandonata ma veniva utilizzata per codificare e regolamentare il movimento stesso anche se in quello francescano rimane predominante l'atteggiamento anti-colto e anti-intelletuale.

L'autore compose questo Cantico nel 1224, per i suoi fedeli, dopo una notte travagliata e lo completò in un secondo momento con l'aggiunta dell'ultima strofa che riguarda la morte. Come dice il titolo, forse, questa opera era una canzone e quindi era accompagnata dalla musica (scritta, molto probabilmente, dallo stesso Francesco) che però non ci è pervenuta. Per i temi e la ritmicità, l'opera è stata chiaramente influenzata dalla tradizione liturgica e quella dei salmi.

Spero possa esservi d'aiuto.
lia94

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Messaggioda giada » 5 gen 2011, 15:01

brava!!!! hai guadagnato con quest'appunto 3 crediti

giada

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