letteratura: Ignazio silone 'l'avventura di un povero

Messaggioda Yada94 » 4 gen 2011, 8:25

Ho scritto questo brano come commento al celebre dialogo tra Celestino V e Bonifacio VIII riportato ne 'l'avventura di un povero cristiano' ,lobro scritto da Ignazio Silone.
Spero possa esssere utile a qualcuno =)
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Il dialogo tra Bonifacio VIII e CelestinoV

Questo dialogo illustra il confronto fra due personalità diametralmente opposte: Bonifacio VIII e Celestino V. Il primo era il pontefice del tempo,personalità corrotta, specchio di quell’epoca in cui la Chiesa era diventata un’istituzione temporale alla stregua di un partito politico che chiede ai suoi seguaci il prezzo altissimo dell’anima. La corruzione dilagava nell’ambiente ecclesiastico,alla quale era avezza la stragrande maggioranza,accecata dal lusso sfrenato e dal dominio politico che si potevano ottenere conseguendo un’alta carica ecclesiastica.
La Chiesa,quella fondata da Gesù,le quali uniche ricchezze erano l’Amore,il Perdono,la Fede,la Carità e la Povertà,era ormai un utopia lontana,appartenente ad altri tempi.
Ma c’era qualcuno che ci credeva ancora,che sperava in un ritorno alle origini: costui era Celestino V , un frate eremita che disprezzava quel tipo di mentalità-purtroppo dilagante- opponendosi praticando gli insegnamenti del Signore,vivendo in assoluto sacrificio e povertà. I destini di queste due persone così diverse tra loro si intrecceranno ineluttabilmente dal momento in cui questo frate,nominato Pontefice dopo ventisette mesi di conclave, disgustato dal degrado morale di quell’ambiente in cui si infrangevano la sua semplicità e incorruttibilità, decise di abdicare,concedendo la nomina di pontefice al Cardinale Benedetto Caeteani, che diventerà papa con il nome di Bonifacio VIII.
Nel dialogo l’arroganza di quest’ultimo,dovuta al suo potere, alla sua auctoritas, si scontrano con la semplicità di Celestino V, che viene sottoposto ad un interrogatorio pregno di minacce,accentuate dal climax ascendente ‘scomunicare-deporre-dannare’. Il povero frate viene quindi sottoposto ad un interrogatorio duro,violento,eseguito con toni incalzanti:viene accusato di apologia nei confronti di quello che era considerato
Un movimento ereticale,ma che in realtà era ordine francescano fondato da Umbertino da Casale Del Clareno, detto ‘spirituale’,poiché attento osservatore della Regola di San Francesco, ritenuto eretico in quanto era a favore di privazioni e di atti rigoristici a cui quel Papa -come molti altri del suo tempo-non era abituato: Celestino V,di fronte a queste accuse non si scompone,bensì mette in discussione l’autorità pontificia del suo interlocutore affermando che Dio abbia affidato l’onore del nome cristiano ad una setta eretica,vista la scarsa credibilità del clero,L’affermazione costerà ben cara all’umile frate,minacciato di nuovo da Bonifacio VIII , tuttavia il sapere di essere nel giusto rendeva vana ogni intimidazione:lo si può capire leggendo il brusco congedo,dove le aspre parole sono state replicate con una promessa di preghiera.

La figura di Celestino V,così umile e onesta è indirizzata ad un Imitatio Christi ritenuta folle per la Chiesa di Bonifacio VIII : come San francesco è dedito all’amore di Madonna Povertà,nel nome della quale vive in condizioni modeste,al limite della sofferenza fisica. Ma quello che conta per lui è lo Spirito,la sua Fede in cristo,pura ed incorruttibile a tal punto da turbarlo ed estraniarlo da una realtà spoglia ormai di credibilità,poiché divenuta altamente veniale. E tutto questo gli è possibile grazie alla sua coscienza,capace di essere anteposta agli interessi politici e civili.
Ma chi era Celestino V? è realmente esistito oppure è soltanto un personaggio letterario,frutto della produzione fantastica di qualche autore?
Celestino V è realmente esistito,il suo vero nome era Pietro da Morrone,nacque nel 1210 nei pressi di Isernia (anche se alcuni affermano che sia nato a Sant’Angelo di Limosano,nei pressi di Campobasso) , penultimo di dodici figli,nonostante le condizioni di povertà della famiglia imparò a leggere,e all’età di sedici anni entrò nel monastero Benedettino di Faifoli ,anche se dopo un po’ di tempo si recò sul monte Palleno per dedicarsi ad una vita da eremita: si scavò con le proprie forze il suo rifugio,vivendo in condizioni di solitudine e di assoluto sacrificio. Nel 1238,a causa dei continui assedi dei fedeli che,considerandolo una specie di santo assediavano la sua dimora chiedendogli grazie continue,abbandonò con riluttanza partì per Roma,città dove aveva preso i voti sacerdotali. Rimasto deluso dalla città pontificia,si rifugiò nel 1241 a Sulmona,nei pressi delle pendici del monte Morrone, vivendo in modo totalmente ascetico. Spesso soleva rifugiarsi in ritiro Spirituale a S.Spirito di Maiello,luogo dove sarebbe successivamente sorta la congregazione dell’ordine dei Celestini da lui instituito. In quegli anni la sua fama di taumaturgo e di potenziale santo cresceva sempre di più.
Irrompendo improvvisamente al Concilio di Lione (1273) ,riuscì a far riconoscere l’ordine monastico di cui era a capo dal suo predecessore,papa Gregorio X.
La nomina papale arrivò in modo inaspettato,sicuramente frutto i qualche macchinazione politica:la nomina di un papa era fortemente richiesta da Carlo II d’Angiò,perché aveva necessità di farsi ratificare il trattato per la restituzione della Sicilia stipulato con gli spagnoli Aragonesi,inoltre essendoci una rivalità tra due famiglie molto importanti,gli Orsini ed i Colonna,e non essendo stato ancora trovato un compromesso, l’elezione di un papa ormai vecchio(aveva 85 anni) e totalmente inesperto- non conosceva affatto il latino-poteva giovare al clero,in quanto potevano influenzarlo per scopi personali,inoltre la Chiesa,da due anni ‘vedova’ dell’autorità pontificia,aveva un assoluto bisogno di essere guidata in quel momento di crisi e di decadenza. Dopo quattro mesi abdicò in quanto i suoi valori erano nettamente in contrasto con quelli dell’ambiente,favorendo l’elezione di papa Bonifacio,che voleva controllarlo,temendo uno scisma dei cardinali filo-francesi che da sempre gli si erano opposti, Celestino,saputo ciò da alcuni cardinali che gli erano rimasti fedeli,tentò la fuga in Grecia,inseguito da Teodorico d’Orvietoe dall’esercito papale, riusci ad arrivare Sino a Vieste,in Gargano,dove era pronto l’imbarco:il mare in tempesta rese impossibile il viaggio,consentendo così la sua cattura e la deportazione coatta a Rocca Di Fiumone,dove il 12 maggio 1295 morì dopo aver officiato la sua ultima messa,tra la stanchezza e i dolori.Durante la notte fu colpito al cranio da un grosso chiodo,forse mentre dormiva,più probabilmente mentre era immobilizzato da delle guardie,basti pensare che ne era sorvegliato da ben trenta.
Il 5 maggio 1313,sollecitato da Filippo IV Capeto il bello, papa Clemante V concluse il processo di canonizzazione del frate,già intrapreso da papa Bonifacio VIII,il suo predecessore,ma venno canonizzato come Confessore di Fede , e non come Martire,come avrebbe voluto Filippo IV Capeto.
Nonostante ciò,c’è anche chi pensa che la figura di Celestino V non sia stata degna di quest’onore: Dante infatti,nella sua Divina Commedia , lo pone nell’inferno nel girone degli ignavi,descrivendolo come ‘colui che fece per viltiade il gran rifiuto’ . Il Poeta lo condanna all’infermo in primis perché era un fermo sostenitore della causa papale, e in secondo luogo poiché a causa di quest’atto-che lui definisce vile- ha permesso l’ascesa alla carica pontificia di Bonifacio VIII,fautore del suo esilio dopo la lotta tra fazioni.


Il brano è tratto dall’opera “l’avventura di un povero Cristiano”,scritta da Ignazio Silone nel 1968,opera di grande successo che lo affermerà come scrittore in Italia dopo il suo ritorno in Patria. L’opera è stata scritta in forma teatrale proprio per accentuare le differenze di comportamento dei due personaggi principali: Clementino V e Bonifacio VIII.
Ora,se estrapoliamo l’opera dal contesto medioevale e lo spostiamo negli anni in cui è stata scritta,possiamo affermare con sicurezza che ci sono delle vere e proprie affinità: La nuova Chiesa,che deteneva ogni forma di potere, ere il Pc,il Partito Comunista:lo stalinismo voleva diventare un filtro politico,culturale,politico e sociale indiscutibile;la censura era la ‘parola’. Un noto esponente del PC,nonché fondatore fu Togliatti,che voleva addirittura censurare le opere di Kafka perché non parlavano di rivendicazioni sociali. A questo sistema stalinista ci furono delle ribellioni,tra questi ci fu Vittorini:come Celestino V era stato accusato di apologia all’eresia,così nel suo caso la libertà di espressione si trasformava da diritto inalienaibile ad ‘accusa’.In quei tempi dove come,nei tempi di quell’umile frate,l’integrità di coscienza era seriamente messa in discussione,tanto da far pensare al socialista Silone di essere un ‘Cristiano Senza Chiesa’ ,in quanto nel periodo del Dopoguerra le uniche due ‘Chiese’Che imperavano erano il Pc e la Dc.
Silone,tramite Celestino V,illustra il travaglio interiore causato dal forte desiderio di far valere le proprie idee,le proprie convinzioni di fronte a qualcuno puù potente,come lo poteva essere Bonifacio VIII o il PC,anche se spesso-purtroppo-il gignate del potere sovrasta anche gli animi più ‘grandi’,perché talvolta la grandezza d’animo non può nulla contro un’organizzazione più grande,più fore da un punto di vista politico e sociale.

Baci =)

Yada94

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Messaggioda giada » 5 gen 2011, 15:02

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