SVILUPPO, SOTTOSVILUPPO E FAME

Messaggioda Mary_1 » 3 mar 2012, 12:13

SVILUPPO, SOTTOSVILUPPO E FAME
Nel mondo esistono 195 stati indipendenti, sia grandi che piccoli, e tuttavia continuano ad esserci divisioni come fra paesi ricchi e poveri, fra nord e sud, fra un mondo industriale sviluppato e uno poco sviluppato. Negli ultimi anni molti stati hanno conosciuto una buona crescita economica, come Cina e India, mentre altri vengono considerati paesi industrializzati, come Corea del Sud, Taiwan,Hong Kong e Singapore. Dall’altra parte però in molti paesi la situazione economica è peggiorata, spesso a causa dell’aumento della popolazione. In Africa il Prodotto Interno Lordo è diminuito, come le iscrizioni a scuola. Inoltre molti stati hanno contratto debiti esteri per finanziare il processo di sviluppo e ciò è aggravato anche da situazioni di povertà, arretratezza sociale e conflitti locali. Nei paesi più arretrati inoltre ci sono problemi di degradazione ambientale. Quindi per ora non si può ancora considerare passata la divisione tra paesi poveri e ricchi, tra sviluppo e sottosviluppo.

SOTTOSVILUPPO
I paesi ex coloniali appena ottenuta l’indipendenza trovarono condizioni naturali sfavorevoli, come il clima e la qualità dei terreni, che già prima avevano ostacolato la loro crescita economica, ad esempio l’Africa, a sud del Sahara, mentre altri avevano conosciuto periodi di benessere economico tali da renderli competitivi nel confronti dell’Europa, ad esempio Cina ed India. Alla fine del ‘700 l’Inghilterra e poi il resto dell’Europa conobbero un alto tasso di crescita economica grazie alla rivoluzione industriale, tanto che per quasi 2 secoli l’Europa ebbe il predominio sul resto del mondo, anche se venne poi raggiunta e poi superata dagli Stati Uniti.
Il colonialismo aveva spesso aggravato le condizioni economiche e sociali dei paesi colonizzati in quanto il risultato della produzione sia agricola, mineraria che di materia prime veniva in buona parte indirizzata verso la madre patria. Tuttavia il colonialismo, avendo portato miglioramenti di condizioni igieniche e sanitarie consenti un incremento della popolazione dovuto a minore mortalità e maggior ritmo di crescita. I paesi un tempo coloniali divenuti indipendenti si sono affacciati sui mercati internazionali ma generalmente si sono dimostrati impreparati a sostenere la concorrenza a causa della mancanza di infrastrutture come ad esempio i trasporti, i servizi e la gestione delle risorse, o a causa di un limitato numero di prodotti che offrivano e di conseguenza subivano la fluttuazione dei prezzi internazionali. Quindi anche i paesi ex coloniali si ritrovarono di nuovo dipendenti dai paesi più industrializzati e tale dipendenza era di tipo economico. Ci sono stati vari tentativi di uscire dal sottosviluppo ma tutti questi tentativi come legge di mercato o la scelta di vie socialiste si sono dimostrati inutili. Per tali motivi alcuni paesi del terzo mondo hanno avuto la sventura di avere nel loro interno regimi autoritari , violenti e nemici di ogni tipo di libertà. Negli anni 50 ci furono diversi aiuto allo sviluppo da parte della comunità internazionale ma la maggior parte di questi aiuti fini per arricchire o mantenere al potere gruppi di dirigenti autoritari e corrotti. Altri tipi di aiuti invece finirono nell’inefficienza e nella spreco. Tuttavia alcuni paesi come quelli asiatici e latino-americani ad alcuni stati africani, hanno ben utilizzato tali aiuti tanto da poter avviare un processo di sviluppo concreto ed oggi paesi come la Cina e l’India fanno parte delle massime potenze economiche mondiali. Ancora oggi l’aiuto ai paesi sottosviluppati è ritenuto necessario quantomeno per ragioni umanitarie, e sono sorte quindi diverse associazioni di volontariato definite ONG (organizzazione non governativa).

SOTTOSVILUPPO TERZO MONDO
Di sottosviluppo si iniziò a parlare negli anni ‘50 (1950). A quei tempi si pensava che lo sviluppo economico rappresentasse una scala. A quei tempi in cima a quella scale c’erano gli USA, l’Europa occidentale e settentrionale, il Giappone e l’Australia. In quell’epoca si usavano, per definire un paese più o meno progredito, i termini “avanzato” o “arretrato”. Negli anni successivi si capì che il sistema di aiuti allo sviluppo non consentiva ai paesi più poveri o arretrati di intraprendere uno sviluppo costante ed effettivo. Al contrario, aumentavano i divari fra i paesi avanzati e quelli arretrati. Inoltre diversi economisti e politici degli stati del terzo mondo erano restii ad accettare l’idea che l’unico sviluppo possibile per i loro paesi fosse quello suggerito o imposto dai loro paesi.
Alcuni stati hanno provato a costruire società fondate su un’economia socialista, come l’URSS, altri a costruire società più rispettose delle tradizioni locali, della natura, come Gandhi. Le realtà socialiste nel Terzo Mondo si sono rivelate fallimentari non essendo riuscite a vincere la miseria e la fame perchè oltre ad aver commesso errori non hanno mai consentito la libertà di iniziativa individuale o perchè le società capitalistiche, cosiddette avanzate e ricche, non ne hanno mai consentito l’effettivo sviluppo. Paesi come la Cina e l’India hanno abbandonato l’esperienza di tipo socialista ed hanno introdotto un’economia di mercato diventando in poco tempo potenze economica mondiale. Nel corso degli anni veniva usata sempre di più l’espressione “paesi in via di sviluppo”. Tale definizione voleva rappresentare la realtà di un paese considerato in movimento nello sviluppo. L’espressione “Terzo Mondo” risale al 1950 e con essa si definivano i paesi non facenti parte del Primo Mondo, cioè quei paesi industrializzati ad economia di mercato, come gli USA, e non facenti parte del Secondo Mondo, formato dai paesi socialisti ad economia statale. All’interno però dei paesi del Terzo Mondo esistevano tante differenze. Per esempio l’Argentina aveva un’industria moderna. Oggi possiamo dire che non esiste più un Secondo Mondo dopo il crollo dei regimi comunisti. Negli anni ’50 alcuni paesi del Terzo Mondo attuarono una politica di “non allineamento” o anche di neutralismo cioè politicamente ed economicamente a distanza fra il blocco occidentale capitalistico e il blocco sovietico comunista. Questa politica prese il nome da Bandung, città indonesiana in cui ci fu la prima conferenza afro-asiatica (1955). I leader di tale movimento furono l’indiano Nehru, l’egiziano Nasser, l’indonesiano Sukarno e lo jugoslavo Tito. Tuttavia con il passare del tempo, per effetto del divario di condizioni fra i diversi paesi che costituivano il Terzo Mondo, per effetto di rivalità interne e per altre ragiono, tale tentativo fallì. In ogni caso questo movimento dei “non allineati” o neutrali ottenne risultati importanti nella lotta contro il nazismo e nel riconoscimento dei diritti economici e politici dei paesi in via di sviluppo. Il movimento dei non allineati esiste ancora formalmente anche se ha perso importanza anche a seguito della caduta del comunismo. Con l’aumentare delle differenze di vario tipo nei paesi del Terzo Mondo, si è iniziato a parlare di “Quarto Mondo” cioè di quei paesi privi di materie prime, di petrolio e con povertà cronica. Infine si è affermata una nuova formula nord-sud con la quale il mondo industrializzato (Canada, Usa, Europa, Russia, Giappone e oggi Cina ed India) situato nell’emisfero settentrionale, viene contrapposto all’emisfero meridionale. Il termine quindi Terzo Mondo, si usa oggi solo per indicare solo le zone più povere del pianeta.

LA BIRMANIA
La Birmania (oggi Myanmar), grande più del doppio dell’Italia, è lo stato più vasto dell’Asia sud-orientale. E’ attraversata dal tropico del Cancro e si estende dalla catena Himalayana fino alla penisola della Malacca. ha una popolazione di oltre 50 milioni di abitanti con una densità di 75 abitanti per chilometro quadrato. Il territorio è di natura montuosa con catene che separano la Birmania da India, Cina, Laos e Thailandia. Attraverso queste catene montuose, corrono tre grandi fiumi: Irrawaddy, Sittang e Salween. Quest’ultimo è lungo 2500 Km ma è meno importante dell’Irrawaddy. Quest’ultimo fiume dà luogo ad una vasta pianura alluvionale che dà origine alla regione più popolata del paese. Tale fiume è navigabile fino a 1600 Km dal mare. Il clima è particolarmente influenzato dal Tropico del Cancro, dall’Equatore e dalla presenza di montagne. Questi elementi fanno da calmiere alle temperature. La Birmania fa parte dell’area dei monsoni con i quali viene garantita la precipitazione estiva lungo le coste e le montagne. Le foreste sono costituite da conifere, da bambù, da tek e da mangrovie presenti rispettivamente in montagna, nelle zone tropicali, in zone monsoniche fino alle lagune e nelle zone costiere. Le coltivazioni sono scarse a causa del territorio. Prevale la coltivazione del riso. Oggi si esporta soprattutto legname anche perchè le tecniche agricole sono arretrate. Nonostante le difficoltà proprie del territorio, il paese comunque rimane essenzialmente agricolo ed infatti, il 69% della popolazione lavora in agricoltura. Altre risorse importanti sono costituite dalla pesca, dalle pietre preziose, dai giacimenti di petrolio e gas naturale, dal piombo, dallo stagno e dal tungsteno. Il debito estero è considerevole e ciò è dovuto al permanente stato di guerra che costringe il governo ad importare armi dalla Cina e a finanziarsi con il traffico di droga e con il rilascio di concessioni a compagnie straniere per lo sfruttamento delle sue foreste. La mortalità infantile è di circa del 75 per mille; la speranza di vita è di circa 60 anni; il tasso di crescita della popolazione è dell’1,1% e la Birmania si trova nella fase B, o seconda fase, della transizione demografica. La capitale è Rangoon (oggi Yangon) con circa 4 milioni di abitanti; altra città importante è Mandalay con quasi 900 mila abitanti e poi ci sono altre 12 città con circa 100 mila abitanti. L’analfabetismo riguarda il 10% della popolazione; esistono due università e si pubblicano 5 quotidiani. Esiste un solo medico per 3000 abitanti e un posto letto ospedaliero ogni 1500 abitanti. Il reddito annuo pro capite varia da 184 a 1691 dollari. La moneta è il kyat. La Birmania è considerata autosufficiente dal punto di vista alimentare, ma a causa della inefficiente rete distributiva esiste un serio problema di fame non risolta. Esiste un autoveicolo ogni 392 abitanti, una radio ogni 17 abitanti, una TV ogni 143 abitanti e un telefono ogni 143 abitanti. In Birmania arrivarono, in epoche diverse, popolazioni con culture e religioni differenti; oggi il Buddismo, importato dall’India, è la religione prevalente. I veri Birmani discesero dall’area tibetana e linguisticamente fanno parte di un sottogruppo del gruppo sino-tibetano, ma, a seguito dell’arrivo di altre popolazioni ci sono entità malesi-polinesiane, thai e mon-khmer. Nell’ultimo Millennio, i birmani si stabilirono e fondarono regni nel medio corso dell’Irrawaddy dove sorsero le loro antiche capitali da Pagan a Mandalay fino ad arrivare a Rangoon che è l’ultima. Verso la metà del 700 ci fu l’opera di completamento dell’unificazione del paese con la fondazione di Rangoon (oggi Yangon). le popolazioni che vennero sconfitte dai birmani furono in parte integrate e in parte respinte verso le zone di confine.
I birmani occupano in prevalenza le pianure e rappresentano il 56% della popolazione complessiva. le minoranze principale sono date dai Chin, dai Naga, dai Kachin, dagli Shan, e dai Karen. Il 4% della popolazione è costituito da cinesi e indiani. Le popolazioni che vivono sulle montagne, sono povere e praticano un’agricoltura itinerante (cioè in movimento). nei territori shan è diffusa la coltura dell’oppio. Oltre al Buddismo che è la religione prevalente, esiste l’Animismo e il Cristianesimo di rito Battista. Anche le diversità religiose contribuiscono al conflitto etnico e culturale. I primi conquistatori della Birmania furono gli inglesi: la conquista fu effettuata per proteggere l’impero inglese in India e per aprire a tale impero nuove via commerciali. Infatti la Birmania perse la sua indipendenza nel 1885. Gli inglesi sfruttarono l’economia birmana in tutte le sue forme, favorirono l’immigrazione di indiani, cioè manovali, commercianti, usurai, tecnici, militari, ecc. A quei tempi, la capitale Rangoon era abitata al 60% da indiani. Questa fu una delle cause che provocarono sommosse della popolazione birmana contro gli indiani. Molti immigrati uscirono dalla Birmania durante la seconda guerra mondiale quando il Giappone la invase. Lo stesso governo birmano, una volta raggiunta l’indipendenza, costrinse circa 250 mila indiani a rifugiarsi in Bangladesh. Aung San U combatté dapprima contro gli inglesi affianco dei giapponesi, ma poi, dopo l’occupazione del 1942 da parte dei giapponesi, si schierò dalla parte degli alleati (inglesi ed americani). Finita la guerra, la Birmania ottenne l’indipendenza e Aung San U a soli 33 anni venne ucciso divenendo eroe nazionale della Birmania. La costituzione che entrò in vigore nel 1947 era di tipo federale, ma in realtà sanciva il predominio dei birmani su tutte le minoranza. Dopo alcuni anni ci furono sommosse da parte delle minoranze con frequenti tentativi di colpo di Stato e dittature. La Birmania fu sottoposta per anni ad un regime social - buddista e in questo periodo l’economia venne nazionalizzate, cioè di proprietà dello stato, con diversi fenomeno di corruzione. Nel 1988, intellettuali, studenti e giovani monaci buddisti, si ribellarono al regime. tale tentativo di rivoluzione non violenta fu repressa nel sangue. Nel 1990 si ebbero libere elezioni che videro il successo dell’Alleanza Democratica, movimento fondato dalla figlia di Aung San U. La giunta militare, che era al potere, reagì impedendo al parlamento di riunirsi, arrestando ed uccidendo diversi leader di Alleanza Democratica e ponendo in isolamento la figlia di Aung San U, Aung San Suu Kyi. La stessa, nel 1991, fu insignita del premio Nobel per la pace.

LA RIVOLUZIONE VERDE
La superficie coltivata, del pianeta, è 1/10, o poco più, della terra ferma. Quindi con un area abbastanza limitata è necessario coprire i bisogni alimentari della popolazione umana. le altre terre del pianeta sono o troppo aride o troppo umide o troppo fredde. Fino a qualche tempo fa, la superficie coltivabile si estendeva progressivamente in relazione all’aumento di popolazione. Oggi questo aumento di estensione è cessato in quanto i costi dei lavori di bonifica e risanamento necessari per conquistare nuove terre all’agricoltura, strappandole ai deserti, alle paludi e alle foreste, sono ritenuti eccessivi. l’aumento della produzione agricola viene dunque ottenuto con un maggiore sfruttamento del terreno e con l’utilizzo di macchinari, fertilizzanti e tecniche di irrigazione. Questo nuovo metodo di coltivazione, che prese il nome di “Rivoluzione Verde” ha avuto origine circa 50 anni fa in nord America e in Europa occidentale. Tale rivoluzione, negli ultimi 30 anni, fu introdotta nelle aree del Terzo Mondo, cioè in Asia, medio Oriente ed America Latina. Lo sfruttamento dei terreni con questo sistema ha permesso un miglioramento dell’alimentazione in quei paesi afflitti da malnutrizione e fame come India, Indonesia, Filippine, Messico ed Egitto. Tuttavia questa Rivoluzione verde non ha risolto tutti i problemi in quanto non è stata accompagnata dalle riforme sociali utili e necessarie. Infatti, chi se ne è avvantaggiato, sono stati gli agricoltori più ricchi a scapito dei contadini poveri che sono stati costretti, per mancanza di mezzi, ad abbandonare le tende. Il rendimento delle tecniche applicate in virtù della rivoluzione verde, ha avuto un andamento decrescente. Lo sfruttamento del terreno di basava sull’utilizzo di fertilizzanti e macchinari ed il rincaro dei fertilizzanti e l’aumento del prezzo del petrolio, avvenuto nel 1973, ha costretto i coltivatori a ridurre l’impiego di tali tecniche. L’impiego massiccio di fertilizzanti antiparassitari ha dato luogo a fenomeni di inquinamento e si sono verificati numerosi casi di avvelenamento da pesticidi. Esiste una nuova tecnica di coltivazione del terreno chiamata “Agrigenetica”: con questa tecnica si pensa di poter ovviare agli inconvenienti della rivoluzione verde.

FAME E MALNUTRIZIONE
Malgrado i progressi compiuti in alcune parti del mondo sottosviluppato, la “fame” è la condizione di molta parte dell’umanità. Si valuta che ogni anno circa 9 milioni di persone, in buona parte bambini, muoiano di fame o a causa di malattie da denutrizione. Ci sono enormi differenze di consumo di calorie fra i paesi ricchi e quelli del Terzo Mondo: i primi ne assumo un fabbisogno superiore del 40% al fabbisogno giornaliero di 2400/2500 calorie, mentre quelli del Terzo Mondo ne assumono al di sotto del 10%. Circa 500 milioni di persone al mondo assumono 1500 calorie al giorno e quindi sopravvivono in condizione di fame cronica. La fame e malnutrizione, danno luogo a molte malattie, ad epidemie, ed ostacola lo sviluppo fisico e mentale dei bambini. Anche le calamità naturali, periodi di siccità o inondazioni di grandi fiumi, danno luogo a sottoalimentazione dovuta a carestie. Tale grave problema che riguarda numerose zone del Terzo Mondo, ha indotto la comunità internazionale a metter in atto forme di solidarietà umana e di cooperazione economica con aiuti alimentari in caso di carestia, assistenza sanitaria e tecnica e finanziamenti di progetti di sviluppo.

Mary_1

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Messaggioda *Yole* » 3 mar 2012, 13:12

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