da smaltoblu » 5 apr 2012, 8:33
LESSICO FAMILIIARE
Lessico famigliare è la storia di una famiglia ebrea, quella della stessa scrittrice, che si svolge a Torino fra gli anni Trenta e Cinquanta.
Natalia, l’ultima dei cinque figli Levi, è la voce narrante. Con assoluto rispetto della verità, e, per certi versi, mantenendo l’incanto della fanciullezza, l’autrice non solo ripercorre con la memoria le vicende dei suoi cari, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio (che, come sappiamo, è unico per ogni nucleo famigliare), i motti,..le..abitudini..radicate.
Ne è protagonista il padre Giuseppe: la casa riecheggia sia delle sue urla che delle sue risate. Egli è tenero e dispotico al tempo stesso: non tollera, a tavola, che s’intinga il pane nel sugo (gesti chiamati potacci o sbrodeghezzi); e mal sopporta i modi goffi e impacciati, da lui inesorabilmente definiti negrigure.
«Il divertimento che il diavolo dà ai suoi figli», secondo la madre Lidia, sono le gite in montagna che il marito "infligge" a tutta la famiglia. Queste sono precedute dai preparativi estenuanti, e innumerevoli sono i divieti, talvolta davvero risibili, imposti ai figli.
Questo libro è soprattutto un insieme di ricordi, che il trascorrere del tempo può avere reso imprecisi, labili. Con la sua opera l’autrice ha inteso lanciare un chiaro messaggio, di fronte al disperdersi della propria famiglia d’origine a causa della guerra, delle morti, della lontananza.
Natalia scrisse che per lei e i suoi fratelli bastava una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia, per ritrovare ad un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi, che erano il loro latino, o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone.