Divina Commedia analisi poetica canto III vv1-12 Inferno

Messaggioda zio mike » 6 apr 2012, 8:02

“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterna duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’.

Queste parole di colore oscuro
vid’ïo scritte al sommo d’una porta;
per ch’io: "Maestro, il senso lor m’è duro”.
Questi versi sono l’inizio del terzo canto dell’inferno dantesco, essi sono così parafrasati: “ Attraverso me si va nella città dei dolori , attraverso me si va in mezzo al dolore eterno, attraverso me si va tra la gente perduta ( peccatrice ). Mi creò la giustizia ( di Dio ) , mi fece la grandezza divina, la somma sapienza e lo Spirito Santo. Prima di non furono create cose che non fossero eterne, e io sono eternamente durevole. Lasciate ogni speranza , voi che entrate. Io vidi scritte sulla sommità di una porta queste parole scritte con un colore scuro; perciò io (dissi) : Maestro , la loro comprensione mi è difficile.” Dante qui si trova davanti alla porta dell’inferno , dove vi è arrivato con l’aiuto di Virgilio. Dante apre il canto III con un’anafora nella quale oltre alla funzione in incipit di“ Per me si va…” c’è anche una sorta di personificazione della porta stessa , infatti è come se la scritta fosse stata incisa dalla porta stessa ; “città dolente” Dante lo usa questo termine per specificare la funzione dell’inferno ovvero quella di racchiudere tutti i peccatori contro Dio: “ la perduta gente” e tutti i dolori e le pene a loro inflitte “ etterno dolore”. Nella seconda terzina la parola “Giustizia” (ovvero la giustizia , la volontà divina ) si trova in posizione rilevante nel verso , e svolge anche una funzione prolettica infatti anticipa il concetto di “ divina podestate” del verso successivo , quindi ci fa capire che la porta è una creazione divina e non demoniaca dato la funziona da essa svolta. Al vv 7 la scritta recita :” Dinanzi a me non fuor cose create/se non etterne, e io etterna duro.”, ovvero spiega che prima di lei furono create solo cose eterne e che anche lei è eterna; la porta venne creata quando fu creato l’inferno ovvero quando Lucifero si ribellò a Dio e venne scagliato sulla Terra. Al vv 9 “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’’ il concetto è marcato con il “Lasciate” a inizio verso , cioè che chi la attraversa rimane privo di ogni speranza di salvezza eterna o redenzione alcuna , infatti i dannati puniti all’inferno non andranno mai in Paradiso ma rimarranno per l’eternità lì a scontare la propria pena. Nel primo vv dell’ultima terzina dante dice : “Queste parole di colore oscuro”, il fatto che esse fossero di colore scuro può essere visto anche sotto un altro aspetto, oltre a quello cromatico , quello prolettico dato che esse danno annuncio dei castighi e dolori infernali , la gravità di queste pene viene suggerita anche dalla scritta attraverso la colorazione scura delle lettere. Al vv 12 dice: "Maestro, il senso lor m’è duro”, “duro” può essere inteso come “di difficile comprensione” oppure la stessa parola può essere vista sempre nell’ambito prolettico svolto dalla scritta , ovvero quello di anticipare il dolore infernale , perciò lo si può intendere anche come “doloroso o che crea dolore” .

zio mike

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Messaggioda giada » 6 apr 2012, 8:46

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