Riassunto dettagliato - Gli imperatori dopo Augusto

Messaggioda Umpa_ » 12 apr 2012, 16:33

Dopo la vittoria contro Antonio e Cleopatra, viene celebrato il trionfo di Ottaviano. I Romani non volevano essere sudditi, ma cittadini, ed erano ormai disposti ad essere governati da una sola persona. Nel 27 Ottaviano si fece eleggere console con un collega, e si fece attribuire la carica di princeps. Poco dopo lasciò la carica di console e si fece conferire il tribunato della plebe e il proconsolato, avendo così potere su tutto l’impero romano. Valorizzò i poteri del Senato per non renderselo nemico, e riservò ai senatori le cariche più alte. Introdusse nuovi organi d governo quali: il prefetto urbano, che amministrava la città solo quando Augusto si allontanava dalla città e doveva essere senatore; il prefetto dell’annona, di rango equestre, che provvedeva all’approvvigionamento della città; il prefetto dei vigili che era il capo dei pompieri; il prefetto del perentorio che era il comandante del quartier generale del principe. Le province furono divise in due tipi: quelle senatorie e quelle di Cesare, da cui si riscuotevano tasse che finivano nella cassa personale del principe. Accanto all’esercito Augusto creò il copro dei pretoriani, incaricati di proteggerlo. Egli si astenne dall’intervenire in prima persona negli affari e si riservò il diritto di battere monete in oro e argento. Per incrementare le nascite e punire l’adulterio come un crimine, fece votare le leggi Giulie. Durante i suoi primi anni di potere, Augusto dovette difendere i confini imperiali; per frenare le scorrerie dei germani inviò Tiberio poiché Druso era morto. Augusto morì nel 19 d.C., e nel suo testamento designava Tiberio come erede. Anche se il titolo di principe non era ereditario, il senato rispettò la sua volontà.
Nell’età augustea i contadini potevano coltivare le loro terre, fiorirono le arti e le lettere, sostenute sia da Augusto che dal suo amico Mecenate. Costui convinse anche il noto poeta Virgilio a comporre l’Eneide per glorificare le origini divine della gens Iulia. Il vecchio matrimonio cadde in disuso, ed anche le donne potevano volere il divorzio e far ereditare alla prole i propri beni (tutto ciò valeva solo per le donne abbienti).
Il potere di Augusto era fondato sul suo prestigio individuale ed il principato non era ereditario. I futuri imperatori si trovavano spesso in conflitto con il senato; i comizi popolari vennero aboliti; e l’imperatore cercava di tenere il senato sotto il proprio controllo. All’inizio del II secolo, poi, la maggioranza dell’assemblea senatoria era formata da provinciali. L’esercito era alla base del potere, ed era legato alla persona del re da un giuramento di fedeltà. Augusto lo aveva favorito in ogni modo possibile, ma dopo Tiberio nessun imperatore passò lunghi periodi negli accampamenti. Mentre le tasse delle province senatorie servivano a far funzionare lo Stato, le tasse di quelle imperiali finanziavano la cura dell’immagine dell’imperatore e servivano a comprare il consenso della popolazione. Ci fu una progressiva romanizzazione dei popoli sottomessi, con la quale essi acquisirono la cittadinanza romana, mentre i popoli che si rifiutavano di romanizzarsi venivano sterminati. Il latino divenne la lingua di tutto l’occidente ed il greco dell’oriente.
DINASTIA GIULIO-CLAUDIA.
Alla morte di Augusto il potere passò al figlio adottivo Tiberio, nato dal primo matrimonio di Livia con Claudio Nerone; egli apparteneva quindi alla gens Claudia. Per rinsaldare i legami con la famiglia imperiale, sposò Giulia, figlia di Augusto. Tiberio era stato un coraggioso soldato; si presentò in senato dicendo di rinunciare a tutte le cariche, ma il senato – diciamo – lo costrinse ad assumersi i poteri. Inizialmente la politica di Tiberio fu prudente. Ai confini settentrionali inviò il nipote Germanico, che sconfisse ripetutamente i Germani. Egli fu poi mandato contro i Parti, dove però morì improvvisamente. Si dice che fu lo stesso Tiberio, infastidito dal suo successo, a farlo avvelenare. Dopo una decina di anni si stabilì a Capri, lasciano Roma in mano al prefetto del pretorio Seiano. Quando fu chiaro che questo voleva prendere il potere, Tiberio lo fece uccidere. Da questo momento ci fu una repressione contro veri o presunti nemici dell’imperatore. Il suo testamento nominava eredi i nipoti Gaio, figlio di Germanico, e Tiberio, figlio di Druso. A furor di popolo, per la popolarità della famiglia, il senato acclamò imperatore il solo Gaio, passato alla storia come Calìgola. Egli però umiliava la classe senatoria e desiderava trasformarsi in un sovrano assoluto sul modello delle monarchie orientali. Anche se si era reso molto popolare, ebbe molti oppositori e rimase vittima di un colpo di Stato fatto dai pretoriani. Loro stessi acclamarono un suo anziano zio Claudio. Costui non era mai stato tenuto in gran considerazione per il suo carattere e per le caratteristiche fisiche. Rese molto più efficiente la burocrazia e con lui si ebbe una stabilizzazione della situazione internazionale; intraprese anche la conquista della Britannia. Dopo due matrimoni, sposò Messalina, dalla quale aveva avuto Britannico; credendo che congiurasse contro di lui, la fece uccidere e si risposò con la nipote Agrippina, che aveva già un figlio Nerone. Per favorire la sua successione al trono, Agrippina intrigò perché il senato proclamasse lui erede di Claudio e non Britannico. Il diciassettenne Nerone fu così proclamato imperatore, subendo l’influenza della madre, del prefetto Afranio e del filosofo Seneca. Si emancipò poi da ogni tutela, iniziando con l’eliminare la madre. Seneca fu poi congedato e si suicidò dopo la congiura dei Pisoni. Assunse anche lui atteggiamenti assolutistici; trascurò l’occidente indirizzandosi verso l’oriente dove conseguì prestigi contro i Parti. A Nerone si attribuisce anche l’incendio che distrusse Roma; egli però diede la colpa ai cristiani, dando inizio ad una dura repressione contro essi. Approfittò della situazione, e fece costruire al centro della città al Domus Aurea, la sua casa d’oro. Nerone era molto interessato alla cultura. Contro di lui fu ordita una vasta congiura che faceva capo alla famiglia dei Pisoni, anche se il complotto fu scoperto. Le legioni spagnole però si ammutinarono proclamando imperatore il loro comandante. La sommossa si estese a Roma, e Nerone si suicidò.
DINASTIA FLAVIA
Il 69 fu detto “anno dei 4 imperatori”. Galba fu rovesciato dai pretoriani che imposero Orone; questo fronteggiò la ribellione delle truppe che sostenevano Vitellio, il quale uccise l’avversario. Le legioni che furono mandate a fronteggiare gli ebrei proclamarono imperatore il loro comandante Flavio Vespasiano che riuscì ad eliminare Vitellio. Il passaggio dei poteri così fu imposto dagli eserciti, quindi fu chiaro che il potere lo aveva chi con la forza si imponeva agli altri. Vespasiano apparteneva alla classe dei cavalieri: fu il primo imperatore non aristocratico. La politica di Nerone aveva svuotato le casse dello Stato, mentre la situazione richiedeva ingenti somme per le spese militari. La guerra contro gli ebrei si concluse infine con la conquista di Gerusalemme da parte di Tito, figlio di Vespasiano. Costui risanò il bilancio e diede inizio alla costruzione del più grande anfiteatro del mondo, Il Colosseo (Anfiteatro Flavio). Come suoi successori designò i figli Tito e Domiziano. Tito fu un imperatore moderato nei confronti del senato. Durante il suo regno ci fu l’eruzione del Vesuvio e la distruzione di Ercolano, Stabia e Pompei. A Tito succedette Domiziano, con cui si rinnovò la tendenza autoritaria del principato. Egli curò molto l’addestramento dell’esercito e condusse personalmente alcune spedizioni militari; consolidò le conquiste in Britannia e cercò di estendersi sulla Dacia, ma in questo non ci riuscì. Le vittorie militari lo avevano reso popolare tra i soldati, molte congiure furono soffocate nel sangue, ma nel 96 Domiziano rimase vittima di una congiura ordita dai pretoriani e dai senatori.
Il II secolo d.C. fu l’età d’oro dell’impero. Gli imperatori di quest’epoca erano tutti provinciali, ed anche il senato era composto per lo più dalla nobiltà provinciale. Nessuno di questi imperatori ebbe discendenti diretti, perciò si passo ad un “Principato per adozione”. I confini dell’impero raggiunsero la loro massima estensione; furono fondate nuove città e quelle già esistenti furono abbellite. Ogni città era amministrata da un gruppo di decurioni, formato dai cittadini più eminenti. Un’efficiente rete stradale collegava le regioni dell’impero. In tutto ciò però, l’Italia perse la sua importanza di nazione guida: ci fu un forte calo demografico, l’agricoltura era praticata con sistemi poco evoluti da schiavi nei terreni che gli imperatori avevano costretto i senatori a comprare. Gli imperatori del II secolo insomma, emisero leggi a favore dell’agricoltura, che era ancora la base dell’economia. Quelli dell’età successiva invece, essendo militari, trascurarono le campagne. Queste si popolarono di contadini, in cui la differenza tra liberi e schiavi era ormai inesistente. In questo periodo nacque il concetto di cultura classica, ovvero unione di letteratura, filosofia e civiltà greco-romana; gli imperatori erano bilingui, amavano la Grecia e la sua cultura. Gli scrittori di questo periodo ritenevano che il meglio appartenesse al passato e che i posteri non potessero far altro che seguire l’esempio.

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Messaggioda giada » 13 apr 2012, 10:25

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