Dino Campana

Messaggioda Azanatos1992 » 6 mag 2012, 12:42

Dino Campana
Vita
Nasce nel 1885 a Marradi, studia a Firenze, si iscrive a chimica. La sua vita è segnata dalla follia, dall’incapacità di stabilire relazioni stabili con la città. Nel 1914 viene ricoverato in manicomio. Altro elemento della sua vita è il viaggio, compie una vita assolutamente sregolata. Ha un amore con Sibilla Aleramo, una grandissima scrittrice. Scrive “I Canti Orfici”, da il manoscritto a Soffici, che tuttavia lo perde, segue la disperazione di Campana, che sempre nel ’14 riesce a riscriverlo seppur con mancanze. Nel 1970 la moglie di Soffici, alla morte del marito riesce a ritrovare il manoscritto.

Campana è un personaggio che si avvicina all’espressionismo, seppur questa non sia un’ipotesi condivisa. Egli può ben incarnare il modello del poeta maledetto, irregolare e sregolato dalla nostra tradizione primo-novecetesca. La sua tuttavia è una poesia che filtra ampiamente da modelli letterari quali Baudelaire, Verlaine e in parte Rimbaud.

Poesia/poetica
La sua è una poesia fortemente trasgressiva, intensamente suggestiva ed evocativa, legata a tematiche notturne, oniriche, visionarie, surreali, simboliche, metafisiche.

All’origine della lirica di Campana c’è una dialettica realtà/evasione, in cui l’esperienza poetica costituisce lo strumento per superare i limiti dell’esperienza, e per evadere dal mondo reale, negativo, alienato. La poesia diventa il mezzo di ricerca per mondi incontaminati, felici, immaginari, luoghi mitici o memoriali, simbolo di realizzazione esistenziale e di contatto con l’assoluto. In tale processo la poesia aspira a riacquisire il suo antico potere magico-incantatorio quasi divino, donde il titolo “Canti Orfici”, allusivo al mito di Orfeo.

Stile
• Adozione di tutte le possibili figure di ripetizione variamente combinate fra loro, vero modulo retorico e ritmico della raccolta, che contribuisce a produrre la musicalità intensa e inusuale.
• Artificiosa dislocazione delle unità sintattiche che, combinata con le iterazioni, produce polisemia e sovente un’oscurità certo intenzionale in un poeta che si definisce “notturno” e “orfico”
Genova
Quando,
Melodiosamente
D'alto sale, il vento come bianca finse una visione di Grazia
Come dalla vicenda infaticabile
De le nuvole e de le stelle dentro del ciclo serale
Dentro il vico marino in alto sale,
Dentro il vico che rosse in alto sale
Marino l'ali rosse dei fanali
Rabescavano l'ombra illanguidita,
Che nel vico marino, in alto sale
Che bianca e lieve e querula salì!
"Come nell'ali rosse dei fanali
Bianca e rossa nell'ombra del fanale
Che bianca e lieve e tremula salì:..."
Ora di già nel rosso del fanale
Era già l'ombra faticosamente
Bianca
Bianca quando nel rosso del fanale
Bianca lontana faticosamente
L'eco attonita rise un irreale
Riso: e che l'eco faticosamente


COMMENTO
• C’è un fondo dove un’ombra s’addensa, quella di un auto che riversa la luce dei fanali sull’asfalto, la ripetizione è ossessiva, diventa modo di creare musicalità, ci sono anafore, parallelismi, all’interno dei quali è possibile trovare variatio. La sintassi è assolutamente scomposta. La suggestione espressionistica è molto forte.
• Tra Campana e la realtà non esiste rapporto oggettivo, ma solo soggettivo, il poeta sembra attingere all’anima della realtà.
• La musica vince i discorsi, i vocaboli son fatti di voce, son simboli di suono con un polline vago d'immagini. Nuotano spersi come echi, si richiamano si ripetono sinfonizzano sciolti, senza badare alle logiche: si rincorrono, si frantumano in ansia d'espressione: ti danno lo spasimo dell'inesprimibile, ti sfanno in una liquidità di respiri, finché t'accorgi che il respiro è respirato, e la cosa da dire, è l'allucinata febbre, la lirica fremeva di una cosa ormai detta

Il canto della tenebra
La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare...
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno...
Pùm! mamma quell’omo lassù!

COMMENTO
• Fra noi e le sorgenti c’è una sorte di corrispondenza fraterna: loro emettono incessantemente la loro materia fluente così come il poeta emette il suo respiro poetico. Tutto questo ha un momento privilegiato: la notte. Il silenzio e la notte sono la culla in cui nasce il pensiero: il pensiero, atto di vita superiore a qualsiasi altro atto, il pensiero, pura coscienza del sé, non disturbato neppure dall’amore che ancora può legarci a qualcosa di terreno.
• Allorché si spegne lentamente la luce del crepuscolo e la tenebra ci avvolge dolcemente, allorché ogni cosa in noi è vinta in una cosmica mineralogica coincidenza con il più puro elemento della natura (la sorgente: quasi luogo d’eccellenza per un nuovo battesimo), allora fra il nostro spirito inquieto e l’acqua non c’è più diversità: siamo due cose in ascolto reciproco.
• Un battesimo ci attende: quello di entrare in un’altra vita; quella di qui l’abbandoniamo vinti da una Sorte avversa; il cuore di chi è poeta, ancor più quando è buio, si alleggerisce del corpo e di ogni cosa di questo mondo ed è pronto per accogliere quella dimensione che non ha durata e lunghezza: l’eternità.
• Non più il tic-tac del pendolo del tempo, ma un fluido continuo “più nulla”: un nulla che si aggiunge al nulla nell’ambiguità stessa del “più”: fine di ogni cosa e aggiunta su aggiunta che non produce somma, ma che è sempre eguale a se stessa.
• Prendi coscienza pienamente di chi ti può veramente cullare nel riverbero infinito di un eco di dissoluzione; sappi interpretare il suggerimento della dolce velata morte, evocata dalla tenebra stessa, che a questo ti invita.
• Qualcosa di spirituale avviene; sorge quasi improvviso un soffio di vento che passa e subito scompare. Tutto sembra rifluire là da dove è nato; anche il vento montano abbandona queste valli, si va a perdere là, nel luogo da dove sorse. Così noi siamo finalmente accanto a quella nostra origine dal nulla che è pronta a riprenderci. Brevemente ci ha amato la madre alla nostra nascita; più a lungo ci amerà la Morte che ci genererà all’eternità, riassorbendo in sé nella pace il nostro cuore ansimante come il suo.
• E’ giunto il momento: la notte è piena, si è portata via le sagome del mondo, la stessa acqua non più le riflette; anche il fiume ha perso la sua voce e si adegua con il silenzio al nulla imperante. Rimanere è da coglioni; è comprensibile dunque scegliere la strada della morte! E proprio forse alla mamma terrena un fanciullo indica colui che sceglie la pace dell’altra maternità sotterra.
• I verbi usati prima con la terza persona singolare (ascolta, intendi), divengono poi sentiamo, guardiamo; ciò che prima il poeta indicava al lettore, ora il poeta condivide come destino.

L’invetriata
La sera fumosa d'estate
dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
e mi lascia nel cuore un sugello ardente.
Ma chi ha (sul terazzo sul fiume si accende una lampada)chi ha
a la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? c'è
nella stanza un odor di putredine: c'è
nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
e tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è,
nel cuore della sera c'è,
sempre una piaga rossa languente.

COMMENTO
Dino Campana nella poesia "L'invetriata" descrive il giungere della notte, la sua corruzione lunga che inizia con la piaga rossa, immensa del tramonto. La sera si è vestita di velluto e chiude la sua veste con bottoni di madreperla delle stelle.
Nel cuore del poeta rimane "sempre una piaga rossa languente".

Azanatos1992

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Messaggioda *Yole* » 6 mag 2012, 14:56

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