La costituzione degli ateniesi, di anonimo, TEORIA

Messaggioda Azanatos1992 » 6 mag 2012, 12:58

Parte generale

Paternità
Scritta di certo da un esponente oligarchico-radicale della classe aristocratica, chiarament avverso al dnmos, ma che nella sua rigidità ideologica riconosce i punti di forza e i meriti della democrazia. Probabilmente fu scritta dallo zio di Platone, Crizia, sebben gli antichi attribuirono l’opera a Senofonte.

Crizia fu lo zio di Platone, di famiglia nota, fu presumibilmente mandto in esilio durante la guerra del Peloponneso in Sparta e in Tessaglia dove si legò alle oligarchie locali. Poi rientrato in patria fu probabilmente legato al governo del 411 a.C., sicuramente partecipò al governo dei 30 nel 404 a.C. Ce lo testimoniano le fonti:
• Lisia = orazione contro Eratostene
• Senofonte = memorabilia
• Platone = lettera VII
Crizia muore a Munichia nella battaglia contro i fuoriusciti democratici nel 403 a.C. Alla sua morte vi fu la sua Damnatio Memoriae, ecco perché se l’opere fosse sua, è rimasta anonima. Flavio Filostrato 3sec d.C lo descrive come un mostro di ottima cultura, addirittura discepolo di Socrate. Ne tramanda il linguaggio appropriato e la prosa concisa e incisiva, il tutto evitando barbarismi e seguendo perfettamente la prosa Attica.

Cronologia
Sicuramente scritta durante la guerra del Peloponneso 428 a.C, giustificabile per l’allusione ad un populismo demagogico possibile solo dopo la morte di Pericle. Alla sua morte si affermò la corrente radicale di Cleone che al potere, viene criticato dai moderati.

L’altra possibile datazione è il 424 a.C poiché allude a 2 cose:
• Censura delle opere letterarie per mano del governo, potrebbe essere un riferimento al fatto che nel 426 a.C Aristofane incappa nella censura dell’opera “i Babilonesi”
• Efficacia delle campagne militari terrestri, solo se vicine alla patria altrimenti se ne perdono le fila. Nel 424 a.C infatti Brasida, condottiero Spartano, intraprese una campagna militare ad Anfipoli nella penisola Calcidica, a sorpresa di tutti.
Ad ogni modo questi sono tutti indicatori testuali indiretti.

Genere letterario
IN PROSA = può essere più cose:
• Trattato di carattere Costituzionale, che affronta l’argomento “politeia” e il funzionamento della “polis”. Tuttavia questa ipotesi è debole, poiché lo scritto risulta estremamente critico nei confronti della democrazia.
• Lettera a carattere politico/filosofico
• Dialogo = tra l’Anonimo e un interlocutore oligarca che però è più prevenuto e ideologicamente influenzato. Si può parlare dunque di un dialogo politico.

Ambiente di destinazione
Sicuramente il simposio e quindi l’eteria aristocratica in cui vengono cimentate le unioni.

Fine
Pragmatico, legato all’azione
L’intento è mettere in luce i punti di forza della democrazia, pur non condividendoli, per concedere a chi deve affrontare una lotta politica gli strumenti per neutralizzare questi motivi di forza, così da arrivare al colpo di stato. Il fine è quindi puramente politico, incita ad un cambio di regime = katalusis tou demou(abbattimento del regime democratico).



Forma
Ridondanza propria del contesto dialogico-comunicativo: prolessi, enfasi, ripetizione, polisindeto etc.

I punti di forza del demos
Sono tutti riassumibili nella γνωμη (la ragion veduta), la previdenza politica che non può non essere collegata al significato attribuitogli da Tucidide nell’epitaffio di Pericle, quando lo elogia per il suo essere in grado di calcolare le conseguenze di una scelta. Tucidide sostiene che contro la τυχη c’è solo la γνωμη, che può almeno neutralizzare la sorte. Il δημος è oculato, comprende quali incarichi deve assumersi e quali no.

Il governo dei peggiori
• contrapposizione tra
o χρήστοι (i migliori moralmente), γενναῖοι (nobili), πλούσιοι (ricchi), βέλτιστοι (i migliori moralmente),ἄριστοι (perfetti), ἔνιοι (pochi) e δήμος (popolo), πονηρόι (malvagi), πένετης (poveri),δημοτικοί (popolani),δημόται (popolaglia),χείροι (marmaglia), μαινομένοι (pazzi)
o ὁπλίται (condottieri), γενναῖοι, χρήστοι e κθυβερνῆται(timonieri), κελευσταί (capo-rematori), πεντηκόνταρχοι (sotto-comandanti), πρῳρᾶται (manovratori), ναυπηγοί (carpentieri)
o εὔνομια (buongoverno), δυνατωτάτους (i più capaci), ὀλιγίστη ἀκολασία (la minore intemperanza), ὀλιγίστη ἀδικία (la minore ingiustizia), πλείστη ἀκρίβεια εἰς τὰ χρηστά (la maggiore meticolosità per il meglio), κακόνοια (ostilità, unico valore negativo) e κακονομία(malgoverno), δημοκρατία (democrazia), partecipazione a ἐκκλησία (assemblea), κλῆρος (sorteggio delle cariche), χειροτονία (alzata di mano, manifestazione democratica diretta), ἰσηγορία (pari diritto per tutti di parlare in pubblico), παρρησία (piena libertà di parlare)
• il popolo, seppur malvagio, è comunque riconosciuto dall’autore come furbo e ingegnoso, capace di macchinare danni nei confronti della collettività tutta, in particolare dei nobili, i quali non hanno bisogno di lavorare per ottenere dignità.
• sebbene non al livello di istituire una propria “dittatura”, il popolo può concedersi spazi maggiori, in quanto è colui che dà forza e muove la città; tuttavia l’oligarca ha una concezione prettamente utilitaristica di questo.
• il popolo affida alcuni ardui compiti di amministrazione particolarmente tecnici a professionisti capaci (aristocratici); questo esercita invece le funzioni che arrecano maggior guadagno e profitto.

Schiavi e meteci
Ad Atene, in regime democratico, persino Schiavi (δυλοι) e meteci (μετοικοι) assumono una condizione sociale del tutto unica, sono caratterizzati infatti con:
• ακολασια, οὐδὲν ἐσθῆτά καὶ οὐδὲν εἴδη εἰσίν
• vivono bene, addirittura nel lusso
• gli schiavi hanno diritti pari agli uomini liberi, i meteci diritti pari ai cittadini
• ai meteci è concessa la ἰσηγορία
Bisogna fare attenzione al fatto che tutti questi aspetti sono dettati da ragioni economiche (ἀπὸ χρημάτων)

Azanatos1992

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Messaggioda *Yole* » 6 mag 2012, 14:57

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