petrarca ANALISI ERANO I CAPEI E L'AURA SPARSI

Messaggioda zio mike » 15 lug 2012, 11:00

analisi poetica di :ERANO I CAPEI A L'AURA SPARSI


Erano i capei d’oro a l’aura sparsi 1
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

e ’l viso di pietosi color’ farsi, 5
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole 10
sonavan altro che, pur voce umana;

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i' vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana 14

Questo sonetto fa parte de “ il Canzoniere” una raccolta poetica di Francesco Petrarca. Il sonetto può essere così parafrasato : “ i capelli erano sparsi nell’aria , che li avvolgeva in mille dolci nodi, e il vago lume di quei begli occhi splendeva oltre misura , e ora ne sono così scarsi; mi sembra che il viso si colorò di colori pietosi non so se era vero o falso, io che avevo l’esca amorosa nel petto quale meraviglia se mi accesi subito? Il suo camminare non era cosa mortale ma angelico e e le sue parole erano diverse da quelle umane; quello che io vidi fu uno spirito celeste , un vivo sole : e se non fosse così la ferita non guarisce perché l’arco è (ormai) lontano”. Petrarca qui fa notare subito la bellezza di Laura, citata implicitamente nel primo verso: “l’aura”, ma poi alla fine della 1 terzina si può notare il contrasto temporale tipico di questo autore infatti prima usa il tempo passato e poi usa il presente : Laura era / ora è ; “e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi” qui possiamo notare un tema della scuola siciliana , secondo cui in primis gli occhi generano l’amore : “gli occhi in prima generan l’amore” ( Pier delle Vigne) . Nella seconda terzina possiamo notare il “ mi pareva” , qui il poeta tende a sottolineare il fatto che non tutti vedono ciò che lui stesso vede , infatti “l’amore cambia il modo di guardare” , il verso successivo vv7 si può ricollegare all’ultimo verso del sonetto che si può considerare come la chiave di volta dell’intera poesia; Petrarca ,infatti dice in altre poesie , sempre all’interno del Canzoniere, di essere stato colpito da Amore , ovvero il pagano Cupido , come nella poesia : “Era il giorno ch’al sol si scoloraro” in cui dice : “ferir me de saetta” ed anche adesso , nonostante “ l’arco” si sia allontanato , soffre ancora per la ferita causata dalla freccia; ed è proprio a causa di questa freccia che lui subito si innamorò “ subito arsi” di Laura. Petrarca viene considerato uno dei primi umanisti proprio per il fatto che riesce a creare ,per primo, un connubio tra classico e pagano , infatti riprende , come in questo sonetto , dei temi pagani : Amore , e anche temi cristiani : soprattutto quando paragona Laura al suo tramite per andare in Paradiso , riprendendo la figura di Beatrice cantata da Dante , ma con alcune differenze… Nella prima quartina l’autore riprende il tema dello stilnovismo , cioè , paragonare la figura della donna ad un angelo : “angelica forma / spirito celeste” e anche quando dice “ le parole sonavan altro che, pur voce umana” sta a sottolineare la figura angelica della sua donna. Nell’ultima quartina la donna viene paragonata a un “vivo sole” tanto grande era la sua bellezza.

zio mike

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