da zio mike » 15 lug 2012, 11:03
Inferno Canto II, analisi vv 55-66
Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella: 57
"O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto 'l mondo lontana, 60
l'amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che volt'è per paura; 63
e temo che non sia già sì smarrito,
ch'io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito. 66
Questi versi dell’Inferno dantesco sono contenuti nel II canto e possono essere così parafrasati: “ I suoi occhi risplendevano più di una stella e iniziò a parlare soavemente e tranquilla , con voce angelica, nella sua lingua: O cortese anima mantovana, di cui la fama ancora dura nel mondo, e durerà ancora per molto tempo tanto quanto il mondo, il mio amico , e non di ventura ,nel suo cammino è bloccato nella spiaggia deserta , che per la paura si è volto indietro; e temo che sia già perduto , poiché io ho tardato a soccorrerlo , secondo quello che ho sentito in cielo” . In questo passo Virgilio sta raccontando a Dante il perché lui è andato a soccorrerlo nella selva ; dice infatti , che Beatrice è scesa dalParadiso appositamente per chiedergli di andare a soccorrere il suo caro amico che si era perduto. Nella prima terzina Virgilio descrive l’arrivo di Beatrice nel Limbo , luogo per lo più al buio illuminato solo da un piccolo fuoco quindi con una scarsa visibilità, ma non appena arriva la donna , con la luce divina che aveva negli occhi , portò una certa luminosità tra le anime che lì risiedono, e il poeta per riportare questa lucentezza usa una similitudine , dicendo : “Lucevan li occhi suoi più che la stella” Possiamo notare dal testo come Beatrice, per invogliare Virgilio ad andare a soccorrere Dante, usi una sorta di captatio benevolentiae come quando gli dice “O anima cortese” oppure lo elogia dicendogli che la sua memoria rimarrà viva nei secoli “di cui la fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto 'l mondo lontana” , tutto questo proprio per assecondarlo al proprio volere. Nel vv 61 Beatrice dice : “l'amico mio, e non de la ventura” con questo sottolinea il rapporto che intercorre tra lei e il poeta stesso , ovvero che non sono stati semplici amici durante la vita , ma li legava un rapporto molto più forte. Al vv 64 Beatrice dice “temo che non sia già sì smarrito” , lei spera che Dante non sia ricaduto così tanto nel peccato che nemmeno la Ragione , cioè Virgilio, possa riuscire a salvarlo ; Beatrice non conosce il destino di Dante , il che è molto strano dato che lei contempla Dio e quindi in parte conosce il piano divino, questo si può spiegare così : siccome ella , dopo essere stata incitata da S. Lucia alla quale era stato ordinato dalla Madonna di mandare Beatrice a salvare il suo amico sperduto, quella si era precipitata nel limbo ad avvisare Virgilio , così facendo si è allontanata da Dio quindi ha smesso di contemplarlo e di conseguenza non può conoscere di per certo il destino di Dante. Dopo questo passo Virgilio accetta di aiutare Dante nel suo cammino , Beatrice prima di tornare nell’empireo a contemplare Dio dice a Virgilio che il viaggio di Dante è un iter divino , poi continua nel dire che quando sarà al cospetto del Signore lei si loderà molto di lui (Virgilio) per averla aiutata a far compiere la volontà divina