Petrarca vita opere atteggiamento filologico

Messaggioda tedescomichele20 » 31 lug 2012, 12:29

Vita di Petrarca
Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304, figlio di un notaio appartenente alla fazione dei guelfi bianchi, il quale viene esiliato ma non perde i beni. Egli trascorre l’infanzia nel Valdarno, e a otto anni si reca ad Avignone per trovare migliori condizioni economiche. In seguito, sulle orme del padre, frequenta i corsi di diritto a Bologna, ma quando muore il padre decide di dedicarsi agli studi classici tornando ad Avignone. L’incontro con Laura avviene nella chiesa di Santa Chiara il 1327; la donna morirà nel 1348. Petrarca diviene chierico e si assicura una buona condizione economica, a differenza di quanto avviene per Dante e Boccaccio. Nel 1341 si fa incoronare poeta in Campidoglio, a seguito di una sua scelta. A seguito di 3 giorni di esame, riceve questo titolo che non sembra vano, ma in realtà lo è: a noi interessano le sue opere.
Città di Petrarca: Arezzo, Avignone, Bologna, Parigi, Acquisgrana, Liegi (ritrova la Pro Archia di Cicerone), Roma (che pur amando il latino non apprezza), Parma, Valchiusa..
Opere maggiori di Petrarca: Canzoniere, Secretum, Africa (su Scipione L’Africano), Epistolario, De remediis utriusque fortuna, Bucolicon Carmen (ecloghe)

Atteggiamento filologico
Al mondo medioevale era conosciuta solo una parte della classicità (Orazio, Lucrezio). Per Petrarca compito della letteratura è capire le profondità dell’animo umano, sulla scia dei classici. Petrarca quindi cerca di restituire il significato originario ai testi letti, seguendo un atteggiamento filologico. A Petrarca occorre sentirsi contemporaneo dei classici. Per festeggiare il ritrovamento di un codice, decide di far miniare la pagina di apertura del libro da Simone Martini.

Canzoniere
“Rerum volgarium fragmenta”: costituiscono dei frammenti della sua anima. Sono divisi in due parte: in vita e in morte di Laura. Petrarca costiutuisce una sorta di guida laica in questa evoluzione dell’uomo; questo è un viaggio nella vita, non nell’aldilà. E’ costituito da un proemiale + 365 sonetti (giorni dell’anno, eventualmente bisestile). L’ordine che dà ai testi non segue un ordine cronologico di stesura, si può dunque leggere il testo da qualsiasi punto (per frammenti). Ogni frammento ci dice qualcosa in sé e per sé.
IL NOME LAURA è senhal, indica in realtà il “lauro”, l’alloro della poesia sacro ad Apollo e simbolo dell’amore non corrisposto. Petrarca non scrive mai laura con la minuscola. Laura è anche la rappresentazione simbolica del conflitto tra desiderio e virtù cristiana.
Tipo umano di Petrarca: volubile (continuo mutamento), tormentato (vuole tutto: salvarsi e dedicarsi alle occupazioni terrene), reso impotente da un ostacolo dentro di lui (si imprigiona da solo “in una selva”)

I temi del canzoniere:
- Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono  Vanità e caducità dei beni terreni
- Movesi il vecchierel canuto et biancho  Amore sacro e amore profano
- Solo et pensoso i più deserti campi  Solitudine, Amore come ossessione
- Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, et l’anno  Memoria
- Padre del ciel, dopo i perduti giorni  Amore sacro e amore profano (collegato a “benedetto sia..”), Tormento interiore
- Erano i capei d’oro a l’aura sparsi  Memoria, Vanità e caducità dei beni terreni
- Chiare, fresche, et dolci acque  Memoria, Amore come ossessione
- Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno  Culto della civiltà latina e riflessione politica
- Pace non trovo, et non ò da far guerra  Amore come ossessione
- Passa la nave mia colma d’oblio  Tormento interiore
“Vertù contra furore prenderà l’arme, et fia ‘l combatter corto: ché l’antiquo valore ne gli italici cor’ non è anchor morto.”  Verrà ripreso da Machiavelli nel “Principe”

Sui rapporti con Dante (Familiari, Epistola XXI)
- Familiares = persone che fanno parte della familia (cerchia degli intimi, coloro che hanno una comune visione della vita o letteratura)
- Dante viene definito “popolare per lo stile, nobile per il contenuto”: il suo stile non è degno del contenuto; secondo Petrarca, la letteratura non è per tutti, non condivide dunque l’idea di Dante di essere popolare. La lingua di Petrarca non è quella degli italiani, ma degli intellettuali; egli si preoccupa costantemente di manifestare lontananza tra lui e Dante.
- Se non fosse stato per Boccaccio, Petrarca non avrebbe neanche pensato a Dante
- Petrarca cita “Quintiliano e Seneca”, per dimostrare che la sua conoscenza del mondo classico è più precisa di quella dantesca (i due autori rappresentano lo stesso periodo nelle sue due facce; Petrarca si sente infatti più erede dei classici che testimone della cristianità
- “Non ho alcuna ragione di odiarlo, ma molte di amarlo”: Petrarca in realtà non pensa questo; non ha motivo di odiare Dante perché sono tutti inferiori a lui stesso e non gliene importa nulla
- Dante viene definito “ottimo nel suo genere”, viene denigrato cioè attraverso un ablativo di limitazione
- Petrarca afferma di non avere mai letto Dante: egli non vuole imitare, ma essere imitato
- “Molti mi accusano di invidia”: allo stesso tempo gli secca che parlino di lui, ma è anche un bene
PETRARCA INTENDE DIRE CHE VALE PIU’ DI DANTE
- Il suo pubblico non è costituito da “gente delle bettole”, ma da gente che convide con lui lo stesso tipo di cultura
- Petrarca non fa mai riferimento ad una sfera linguistica bassa, talvolta a sfondo sessuale; c’è un distacco dalla letteratura della vita quotidiana
- Petrarca scrive 12 ecloghe (10 Virgilio + 2 Dante): si ritiene superiore ad entrambi gli autori
- Bembo compone le prose della volgar lingua (1555): i modelli sono per la prosa Boccaccio, per la poesia Petrarca  visione monotematica della letteratura

Secretum
“De secreto conflictu mearum curarum”: (secreto: intimo, nascosto non agli altri, ma a se stesso). Diviso in tre libri, ha forma di dialogo tra due personaggi, Francesco e Agostino, alla presenza della Verità personificata. Entrambe costiuiscono le due facce dell’anima di Petrarca: Francesco è sciocco, Agostino è saggio, dentro Petrarca stesso convivono la verità con la menzogna. Petrarca data questo componimento al 1342, ma egli gioca con le date: i punti fermi della sua vita vengono scelti perché Petrarca dà un’immagine fittizia di sé. Petrarca ha quindi scoperto l’AUTOANALISI, scrive cose non vere per comprendere sé stesso. Agostino infine si arrende all’impossibilità di convincere Francesco.
Non bisogna mai fidarsi di Petrarca: quando egli ci parla dell’accidia, non ci sta sicuramente parlando di sé! E poi, se qualcuno stesse veramente così male, non avrebbe la forza di spiegare. Il dialogo con sé stesso dimostra dunque che in ognuno di noi è presente più di una voce.

Sul Monte Ventoso (Familiari, Epistola IV)
Si parla di un escursione sul Monte Ventoso, in Provenza, compiuta in tre giorni dal poeta con il fratello Gherardo. Il fratello era entrato nell’ordine monastico dei certosini: aveva scelto dunque un cammino faticoso, ma dritto e sicuro, mentre Petrarca era ancora alla ricerca di un cammino più agevole, come avviene anche nell’ascesa del monte. E’ probabile che l’episodio sia inventato.
- Egli molte volte ha visto questo monte (possibilità dell’ascesa)
- Si desidera ciò che è vietato, il pastore glielo sconsiglia
- L’indole di Petrarca non segue la via suggerita dagli altri, non segue mai la via più semplice (andare errando)
- Cerca di “differire la noia del salire”, di perdere tempo, allontanarsi; cerca sempre di rimandare ciò che deve fare (NO affero)
- Quando dice tu, si rivolge a sé stesso (volontà di dialogo con la propria anima)
- Il DIFFERIRE e il PENTIRSI possono assumere anche una chiave religiosa e spirituale
- Petrarca porta sempre con sé una piccola copia delle Confessioni di Agostino
AGOSTINO è la persona più fidata di Petrarca, suo caro amico. Agostino sta a Petrarca, come Petrarca sta a noi: egli spera di diventare colui che consola i suoi lettori, che è indispensabile per loro

tedescomichele20

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Messaggioda giada » 31 lug 2012, 14:00

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