Saggio breve sul Don Giovanni di Mozart

Messaggioda giovanni1981 » 21 ago 2012, 12:05

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) compose la musica del Don Giovanni nel corso del 1787. Doveva essere rappresentato il 14 ottobre 1787 in occasione della visita a Praga del Principe Antonio di Sassonia con l’Arciduchessa Maria Teresa. Ma per quel giorno l’opera non era terminata e venne sostituita con una rappresentazione delle Nozze di Figaro. Andò invece in scena il 29 Ottobre dello stesso anno a Praga col titolo completo di “Il Don Giovanni ossia il Dissoluto punito”, dramma giocoso in due atti “con balletti analoghi” ,come recita il manifesto della prima. Vedremo però in seguito come questa comicità e leggerezza si intreccia fortemente col tragico e col soprannaturale.
Il libretto è di Lorenzo Da Ponte così come quelli del “Così fan tutte” e “Le nozze di Figaro”, i quali, tutti e tre insieme formano la cosiddetta trilogia italiana di Mozart.
Il mito di Don Giovanni ha radici antiche e stratificate. Una prima sistemazione letteraria del mito si deve allo spagnolo Tirso de Molina che nel 1630 presentò “El burlador de Sevilla”. Seguirono una serie di spettacoli che si rifecero al testo dello spagnolo. La Commedia dell’Arte italiana, con i suoi canovacci, contribuì a diffondere il mito in tutta Europa. Ad essa molto deve Molière autore di “Le festin de Pierre”, nel quale Don Juan si accompagna a Sganarello (che sostituisce l’Arlecchino dei Don Giovanni della Commedia italiana).
Nel 1669 il mito fece la sua comparsa sulle scene del teatro musicale con “L’empio punito” di Pippo Acciaiuoli e Alessandro Melani.
Seguirono molti altri spettacoli, fino a quel 29 ottobre del 1787 quando, a Praga, Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart presentarono la loro opera di cui già abbiamo accennato.
In questo libretto, il tradizionale tipo del gentiluomo spagnolo creato da Tirso de Molina acquista lineamenti prettamente settecenteschi, assumendo cioè il carattere della società del tempo che vedeva come supremi ideali l’allegria, il gioco, le belle donne, i lieti conviti, l’attimo fuggente. Gli altri personaggi non hanno rilievo scenico e drammatico ma lo acquistano dalla musica stessa con una particolare virtù animatrice.
Il fatto che la figura di Don Giovanni sia così spesso presente nella letteratura e in generale nella cultura europea ci fa percepire quanto questo personaggio abbia assunto col tempo una funzione simbolica, un punto di riferimento quasi necessario nell’esplicazione di alcuni comportamenti e vicende umane.
Questo è forse anche dovuto alla complessità strutturale dell’opera di Mozart, che fra i lavori sul Don Giovanni è quella che emerge e che più ha radici nella cultura europea. Questa complessità è data, secondo me, dal fatto che nell’opera si sommano i due modi di sentire più comuni e opposti, il comico e il tragico, l’elemento soprannaturale e la realtà quotidiana.
Il fatto che l’opera si apra col lamento di un servitore ne evidenzia l’italianità, è un topos dell’opera buffa espressa con l’aria di scontento. Anche questo, potremmo dire, è un simbolo della nostra cultura. Non dimentichiamoci che siamo all’alba della Rivoluzione Francese, ed elementi “libertini” si evidenziano sia nel servo che in alcune battute di Don Giovanni, come nella scena 22 dell’atto I nella quale il protagonista inneggia alla libertà. Inoltre il servo è ovviamente elemento comico (se si pensa anche alle variazioni che lo vedono sostituito con Arlecchino), soprattutto nella scena detta “della lista”, dove Leporello assomma ed elenca le capacità seduttive e le conquiste amorose di Don Giovanni
Il personaggio di Donna Anna rappresenta invece la parte tragica dell’opera così come quello di Donna Elvira. Entrambe però mantengono e portano avanti la loro “tragicità” all’interno dell’opera. Infatti l’indagine e la ricerca quasi “poliziesca” da parte di Donna Anna dell’uccisore del padre non riesce in nessun caso a sopraffare le scene della “bella vita” di Don Giovanni.
Il personaggio di Donna Anna infuriata ha il compito in tutta l’opera di avanzare l’intreccio dell’opera la quale in alcuni casi sarebbe altrimenti dovuta concludersi. Assomiglia un po’ al ruolo che assume la figura di Giunone all’interno dell’Eneide virgiliana: introducendo nuovi elementi ed alimentandone altri permettono lo sviluppo e la continuità dell’intera opera pur non essendo dei personaggi protagonisti.
Ma la figura simbolica per eccellenza dell’opera è Don Giovanni.
Chi è Don Giovanni e perché le donne si innamorano di lui? La risposta si cela nell'ombra dove il seduttore agisce, come un ragno che attende la tenebra per tessere la sua trappola mortale. Egli attira, lusinga e consuma la preda con rapace voracità, regalandole l'illusione di una fusione intima e profonda. Non può però donare l'amore, di cui non è capace. Egli è forse l’immagine di un “anti-maschio”, come scrive Claudio Risé , un sovvertitore dell'ordine costituito, un emarginato dalla società degli uomini, con i quali instaura esclusivamente rapporti di competizione.
Scrive ancora Risé: «Seguire Don Giovanni non è facile. È un po’ come cercare di vedere un fantasma. Il movimento, la velocità e la predilezione per l’oscurità lo accompagnano, e contribuiscono a renderlo inafferrabile. Don Giovanni, prima ancora di essere un sedotto/seduttore, è un amante del caos. Un nemico assoluto dell’ordine, la lotta al quale è la sua vera passione. In questo amore per il disordine Don Juan ha come complici le donne che lo desiderano, quasi sempre quelle dotate di particolare fantasia. Anche loro, per affermarsi (ma anche per noia, per protesta), vogliono il caos. Nello scenario psicologico e sociale di Don Giovanni il sesso è l’esaltante e drammatico terreno di alleanza tra un uomo e una donna che, per ragioni loro, ogni volta diverse, vorrebbero buttare all’aria il mondo. Su questo progetto s’incontrano, e si perdono» .
La musica stessa in alcuni casi è complice in quest’opera dell’eccessivo comportamento di Don Giovanni anche se si mantiene sempre in una sfera di pura e raggiante perfezione. Ascoltando la musica che Mozart ha saputo trarre dal testo del librettista italiano, e individuando ad una ad una tutte le melodie contenute nell’arie, nei duetti, si deve ammettere che questo era appunto il mondo poetico consono al suo temperamento; un mondo cioè che gli consentì di contenere l’espressione musicale entro i limiti che la sua stessa coscienza d’artista s’imponeva come condizione indispensabile della perfezione stilistica. Riferito a ciò Mozart stesso scriveva: …le passioni, anche se violente, non devono mai essere espresse fino al disgusto, e la musica, anche nelle situazioni più difficili, non deve offendere l’orecchio ma affascinarlo, restare cioè sempre musica.
Ma in quest’opera vi è una scena che supera di molto gli orizzonti del gusto e della sensibilità settecentesca: la scena della dannazione di Don Giovanni che immediatamente ci getta in piena tragedia. Qui l’intervento del soprannaturale è fortemente evidenziato da una variazione del tono musicale notevole, rompendo appunto ogni schema armonico fino ad allora costruito e utilizzato.
Non vi poteva essere miglior modo per evidenziare il sovvertimento del reale e la punizione del dissoluto. Molti in seguito hanno visto in questo particolare intervento musicale già un presagio dell’opera wagneriana.
Ma si tratta solo di quella parte, in ogni caso la tragedia si conclude nella grazia e nell’ironia degna di un’opera buffa. Nel finale, dopo la condanna del dissoluto, le vittime di quest’ultimo, rasserenate, si raccolgono davanti innanzi alla giustizia divina. Poi la vita riprende, illuminata dal sorriso in un clima rasserenato.

giovanni1981

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Messaggioda giada » 21 ago 2012, 12:08

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