Manzoni Alessandro, Biografia

Messaggioda Chela39 » 12 set 2012, 16:18

Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785, dal conte Pietro, un uomo di mediocre cultura, ricco possidente del contado di Lecco e da Giulia Beccaria, figlia del giurista Cesare Beccaria, uno dei più illustri rappresentanti dell’Illuminismo lombardo, autore de Dei delitti e delle pene. In realtà si dice che Manzoni ebbe come padre naturale Giovanni Verri, amante della madre. I genitori del Manzoni si separarono quando egli era ancora molto giovane. Infatti, fino al 1801, trascorse parte della sua infanzia e la prima giovinezza in collegi di padri Somaschi, dove ricevette un’educazione classica, ma subì anche l’arido formalismo e la regola tipica di quegli ambienti.
Quando uscì dal collegio aveva sedici anni e idee razionaliste e libertarie. Si inserì presto nell’ambiente culturale milanese del periodo napoleonico, frequentò poeti già affermati e noti come Foscolo e Monti. Trascorse questo periodo lietamente, ma dedicandosi anche al lavoro intellettuale e alle composizioni poetiche: la più illustre è Trionfo della libertà. Scrisse sonetti e idilli, il più maturo dei quali sembra essere Adda (1803).
L’anno successivo terminò la stesura di quattro Sermoni: Amore a Delia, Contro i poetastri, Al Pagani, Panegirico a Trimalcione, composizioni satiriche ricche di echi pariniani e alfieriani. Nel 1805 lasciò la casa paterna e raggiunse la madre a Parigi. In ricordo del compagno della madre, Manzoni scrisse un carme in 242 versi sciolti, intitolato In morte di Carlo Imbonati. Egli non aveva mai avuto un rapporto stretto con la madre, ma tra loro si creò ben presto una affettività intensa, che cambiò la vita dello scrittore. A Parigi frequentò ambienti intellettuali popolati da personaggi come Cabanys, Thierry, Tracy, di posizioni liberali e forte rigore morale. Il rapporto più importante, però, per Manzoni fu quello stretto con Claude Fauriel: divenne per il giovane Manzoni un importante punto di riferimento nella sua attività di scrittore.
Dovette essere importante l’influsso della giovane moglie, Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere, conosciuta nel Bergamasco. Il loro matrimonio era stato celebrato con rito calvinista.
Nel 1810 lo scrittore lasciò Parigi per tornare definitivamente a Milano. Smise di comporre versi classici, (l’ultimo è stato Urania, 1809) per dedicarsi alla stesura degli Inni sacri ( 1812-1815), che aprirono la strada ad una successiva produzione di stampo romantico, oltre che storico e religioso.
Una volta tornato in Italia, Manzoni dedicò la sua esistenza alla scrittura, alle intense pratiche religiose e alla famiglia numerosa. Fu vicino al movimento romantico milanese e ne seguì tutti gli sviluppi (un gruppo di intellettuali si riuniva a discutere a casa sua), ma non partecipò mai, direttamente, alle polemiche con i classicisti. Anche nei confronti della politica ebbe sinceri sentimenti patriottici e unitari; seguì con entusiasmo gli avvenimenti del 1820-1821, ma non vi partecipò attivamente e di conseguenza non venne colpito dalla dura repressione austriaca. Sono questi gli anni in cui scrisse le odi civili, la Pentecoste, le tragedie (Il conte di Carmagnola, Adelchi), le prime due stesure de I promessi Sposi (inizialmente intitolato Fermo e Lucia), e altro.
Con la pubblicazione de I promessi sposi nel 1827, si può dire concluso il periodo creativo di Manzoni. Successivi tentativi lirici, come un inno sacro sull’Ognissanti, rimangono incompiuti. Successivamente si dedicò alla filosofia, storia e lingua. Fece amicizia con Antonio Rosmini, un filosofo. Negli anni della maturità, la vita di Manzoni fu funestata da crisi epilettiche, una serie interminabile di lutti (la morte della moglie, della madre, di parecchi dei figli) e dalla condotta dissipatrice dei figli maschi. Nel 1837 si risposò con Teresa Borri Stampa, che morì poi nel 1861.
Nel 1842 scrisse Storia della colonna infame. Il saggio è una cronaca asciutta e distaccata dei fatti che si svolsero intorno al processo ai presunti untori che ebbero la sfortuna di essere accusati di aver propagato la peste che sconvolse Milano nel XVII secolo.
Ormai lo scrittore era divenuto un personaggio pubblico, nonostante fosse molto appartato. Durante le Cinque giornate, nel 1848, seguì con vigore gli eventi politici, senza parteciparvi attivamente e stampò Marzo 1821, per anni tenuta nascosta. Quando il regno d’Italia si ricostituì nel 1860, fu nominato senatore. Pur essendo profondamente cattolico, era contrario al potere temporale della Chiesa. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro, una guida intellettuale, morale e politica. Morì a Milano nel 1873, a ottantotto anni. Gli furono tributati solenni funerali, alla presenza del principe ereditario Umberto. Verdi gli dedicò la sua Messa da Requiem al primo anniversario dalla morte. Fu sepolto nel cimitero monumentale della città.

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Messaggioda giada » 12 set 2012, 17:28

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