romanticismo patriottico

Messaggioda tamararossi » 23 set 2012, 11:38

La letteratura romantica e il Risorgimento

In Italia "Romanticismo" significò amore per la libertà e per l'indipendenza nazionale. Romanticismo e Risorgimento nazionale sono termini correlativi.
La letteratura segue le motivazioni, le evoluzioni, gli entusiasmi e le crisi della vita politica italiana. Aveva una esigenza civile e politica e riflette due importanti posizioni politiche del tempo: Moderati e Democratici.


Le capitali
culturali La capitale culturale di questo dibattito rimane per qualche anno, Milano: la società milanese era economicamente e culturalmente molto dinamica e manteneva contatti con le idee del romanticismo europeo.
I fallimenti dei moti risorgimentali del 1820 - 21, travolsero l'ambiente culturale milanese e il ruolo di capitale culturale passò a Firenze. In questa città era forte un gruppo moderato - cattolico che si raccoglieva intorno al giornale "l'Antologia".

Esiti positivi
e limiti Il risultato migliore dell'attività dei primi letterati romantici fu la creazione di una certa unità culturale letteraria con idee base comuni a vari ambienti: libertà nazionale, sentimenti civili e morali, rapporto letterato - vita sociale.
Ma questa letteratura pur essendo generosa nelle ispirazioni, era spesso limitata e provinciale: nonostante si fosse arrivati ad una unità politica territoriale, non si riuscì a formare nuove e più democratiche idee politiche.
Due soltanto furono le personalità artistiche di livello europeo: Manzoni e Leopardi.

La diffusione del
"manzonismo" Le idee e gli esiti della letteratura manzoniana ebbero un successo e una diffusione enorme rispetto al pensiero leopardiano, più "radicale" nella visione della condizione umana e più filosoficamente complesso. Ciò fu dovuto al fatto che le riflessioni del Manzoni ( soprattutto dopo la sua fase più autenticamente creativa) portavano ad una soluzione politicamente moderata che proponeva la realizzazione dell'unità nazionale attraverso un processo graduale e filo - monarchico. Da un punto di vista letterario e culturale Manzoni proponeva una soluzione positiva al conflitto romantico tra visione razionale e idealità, risolto in una visione cristiana dell' esistenza.
Queste sue idee pur importantissime, proponevano in letteratura un rinnovamento profondo ma sempre nell'ambito della tradizione. Diversamente la riflessione leopardiana arrivava ad una esplicita modificazione delle strutture del pensiero e della letteratura del tempo e della posizione dell'uomo romantico nella società.

La "letteratura
popolare" La tensione morale e civile dei primi anni dell'Ottocento, produce una letteratura di chiara ispirazione patriottica. Il bisogno di unità nazionale, fa nascere l'esigenza di una unità linguistica e letteraria.
La letteratura registra tutta la gamma dei sentimenti che accompagnarono i moti rivoluzionari: l'ardore eroico di libertà, la delusione e la speranza, la nostalgia della patria lontana, il ricordo delle sofferenze sopportate nelle carceri.
Contemporaneamente a questi sentimenti, la letteratura esprime valori morali e sociali ritenuti fondamentali: valore sacro degli affetti familiari, l'onestà nei rapporti sociali..
Spesso però il modo di esprimere queste tematiche risultava astratto e ingenuamente moralistico anche se ben esprimeva le aspettative di quella società a cui intendeva rivolgersi questa letteratura.
Nel gusto comune spesso questi contenuti si riducevano ad un certo perbenismo esteriore e ad una predilezione per il sentimentalismo sdolcinato e lacrimevole, sottoprodotto di quella che i Romantici chiamavano "letteratura popolare".

Romanticismo
e realtà. Per il Romanticismo Risorgimentale, parlare di "realtà" era essenzialmente parlare della "realtà storica" perchè la realtà quotidiana era ritenuta non - poetica. Secondo la lezione manzoniana universalmente accettata, la "poesia" era trasfigurazione attraverso la fantasia, degli avvenimenti del passato.
Tuttavia nella ricerca di ritrovare le radici culturali comuni degli Italiani, nacque una nuova sensibilità alla poesia popolare: ci fu infatti una certa rinascita della poesia dialettale e in generale un recupero di una visione realistica della società.
La riscoperta progressiva della realtà fu forse il frutto migliore di questa stagione letteraria mentre il resto della produzione letteraria romantico - risorgimentale viene vista oggi più come documenti di un gusto che come arte.




La lirica romantico - risorgimentale

L'età di Manzoni e Leopardi è un'epoca di mediocri scrittori che ripetono schemi e argomenti preordinati i schemi sostanzialmente convenzionali.
Le semplificazioni e spesso le banalizzazioni delle tematiche venivano fatte anche per un desiderio di essere "popolari", leggibili e assimilabili, secondo quell'idea di funzionalità didattica della poesia che appartenne allo stesso Manzoni, ma con ben altra sostanza di ragionamenti.
Questo linguaggio poetico appare come un insieme di semplicità convenzionale e di forme letterarie astratte che accentuava ancora di più la banalità e l'esteriorità dei sentimenti: tuttavia la facilità di lettura raggiunse quantomeno lo scopo "didattico" ma non non certamente quello più propriamente artistico.


Produzione
Storico sentimentale Contenuti "medioevali" nelle forme (Ballate, romanze, novelle in versi) e facili sentimentalismi di maniera. Le ambientazioni era spesso lugubri e tetre e molto ripetitive. Era naturalmente un "medioevo" fantastico e sentimentale, non certo criticamente definito.
Si recuperarono le forme metriche della poesia popolare delle origini, ma per esprimere storie care al gusto della propria epoca.

Lirica patriottica Aveva lo scopo di suscitare entusiasmo e spirito di lotta, e non aveva interessi a sviluppare delle visioni ideologiche complesse, come era invece per la lirica di Manzoni.
Entusiasmo, linguaggio facile e musicale, semplice e ingenuo: pur non essendo una lirica d'arte, essa è un sincero documento dei sentimenti dell'epoca. ( Mameli, Mercantini; Fusinato)

Soprattutto la lirica patriottica ebbe un vasto e duraturo successo, largamente diffuso a livello popolare, specchio fedele di sentimenti eroici e di entusiasmi in genere, autentici.
Le sole novità letterarie di questa in fondo, superficiale e scontata produzione sono:

1) La creazione di un nuovo linguaggio poetico che tendeva a rompere con una tradizione letteraria troppo colta e incomprensibile alla gente.

2) l'elaborazione di un metro ( misure e accenti del verso poetico) semplificato rispetto al passato e più vicino alla semplicità popolare

Questi elementi contribuirono a rinnovare e semplificare la poesia italiana e ad ispirare quelli che poi furono alcuni esiti della lirica di Carducci e di molti poeti della seconda metà dell'Ottocento.


Giovanni BERCHET (1793 - 1851)

Fu il maggiore esponente di questa poesia. Egli seppe trasfondere in essa la sua dolorosa vicenda personale, pienamente coinvolta nelle vicende politiche dell'epoca: migliore opera del genere fu il poemetto: Fantasie. La sua poesia esprime tutti i soliti motivi tipici del gusto dell'epoca: tensione patriottica, motivi popolareggianti e languidi abbandoni sentimentali ma essi, profondamente legati alla sua esperienza personale, risultano sinceri e partecipati. E' meglio ricordato per le sue intelligenti e lucide teorizzazioni di obiettivi e tematiche della poesia romantica in Italia ( Lettera Semiseria di Giovanni Grisostomo).


Giuseppe GIUSTI ( 1809 - 1850)

Per via della sua salute malferma, non potè paretecipare attivamente al movimento risorgimentale. Iniziò allora una abbondante produzione letteraria di poesie satiriche che avevano l'intenzione di colpire le coscienze deboli e indecise di fronte all'impegno politico, di rivendicare l'orgoglio nazionale degli italiani e di giudicare con durezza gli oppressori stranieri e i principi italiani.
La sua esperienza letteraria è insolita: mescola l'ironia con il sentimento per arrivare ad una satira civile e politica. I limiti dei suoi componimenti, chiamati "Scherzi" sono nel fatto che esprimono un atteggiamento spesso scettico sulle effettive possibilità di rinnovamento della società; sono posizioni talvolta qualunquistiche e bonarie che in fondo avevano poca incisività.


Niccolò TOMMASEO ( 1802 - 1874)

Nacque in Dalmazia da genitori italiani ma si sentì sempre profondamente italiano. Fu patriota attivo, partecipò a conflitti e insurrezioni e patì l'esilio, la povertà e il carcere. Fu a capo dell'insurrezione e della Repubblica Veneta nel 1848 - 49. Ebbe sempre una forte coerenza tra l'impegno politico attivo e una produzione letteraria mirata alla crescita della coscienza civile degli italiani. Fu per alcuni aspetti il più originale tra gli scrittori romantici dell'epoca.
Scrisse moltissime opere piene di impegno: il romanzo Fede e Bellezza (1840), diari autobiografici, poesie di ispirazione religiosa, saggi storici e di critica letteraria ecc. Scrisse anche un fondamentale Dizionario della Lingua Italiana e un Dizionario di Sinonimi frutto dei suoi profondi studi letterari


"Fede
e bellezza" Il romanzo è inconsueto nel quadro della narrativa del tempo, come genere, come argomento e per la modernità della tecnica narrativa. E' un romanzo psicologico nel quale si confrontano le storie travagliate di un uomo e una donna, delusi dalle precedenti esperienze dolorose e piene di desideri puri non realizzati.
Con il loro amore nasce la speranza di un riscatto e di un rinnovamento che purtroppo non ci sarà, perché la donna, malata, muore. Il romanzo è povero di narrazione e costruito tutto sull'analisi psicologica.
Un tono affine lo troviamo nel Diario Intimo (1839): una lunga confessione a se stesso della propria contraddittorietà. Slanci mistici e religiosi contro una sensualità spesso morbosa, perché continuamente repressa.

Originalità
della sua
esperienza artistica Le sue opere esprimono profonde inquietudini spirituali e sentimentali, tipiche della sua età. E' originale in lui il continuo desiderio di elevazione spirituale, cercando la "fede", ma allo stesso tempo è tormentato da richiami alla sensualità, dal senso del peccato e del rimorso. Le sue esperienze poetiche sono dunque contraddittorie e spesso confuse e incomplete, ma davvero grandiose se confrontate con gli altri autori del periodo.
Tommaseo fu cattolico e patriota, amico di Manzoni ma non risolto come lui nella fede, che fu vista come un continuo desiderio di realizzazione. Tuttavia la coscienza della propria debolezza lo precipitava spesso nello sconforto e nel senso di colpa.
E' questa sensibilità e questa continua oscillazione che lo fanno un personaggio insolito per il tempo, ma anche emblematico di un'epoca di esasperazioni ideali che confluiranno poi nelle esperienze letterarie e intellettuali del Decadentismo, che verso la fine del secolo, esprimerà proprio il dramma interiore dell'uomo lacerato da opposte spinte ideali.

tamararossi

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Messaggioda giada » 23 set 2012, 16:42

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