Appunti di letteratura greca su Simonide

Messaggioda vucinicmenez » 8 ott 2012, 17:58

Simonide nacque nell'isola di Ceo nel 557 a.C.
Visse in un secolo,il settimo,in cui entrò in crisi la concezione aristocratica della vita;di questa crisi Simonide ne è pieno testimone e a tal riguardo ne è uno delle voci più incisive.Nacque infatti a Ceo,una delle isole Cicladi.Egli imprimerà alle sue odi una valenza riflessiva del tutto assente nella lirica arcaica.Un fattore determinante nella formazione della sua personalità fu la sua isola nativa.Riconobbe lui stesso che la città forma l'uomo sostituendo con questo motto la nobiltà dei natali;un uomo,dice Simonide,è principalmente formato dal suo ambiente.E in effetti l'isola in cui crebbe era un isola severo e povero di risorse,forse per questo egli fu tanto avaro di denaro.Su di lui riguardo questo suo attaccamento alla moneta sorsero molti aneddoti,ma Simonide si comportava come tutti gli melici corali tardoarcaici,e la sua era una vera e propria professione.
Come tipico dei melici,viaggiò molto componendo odi per più committenti.Nel 514 fu ospite degli scopadi e fu testimone di una catastrofe che vide morire parecchi membri di quella famiglia.Fu ospite successivamente in Tessaglia dagli alevadi.Egli aveva una memoria eccezionale ed aveva inventato una vera e propria arte della memoria.Simonide spiccò a lungo tra i grandi autori delle grandi Dionisie (feste in cui gareggiava) e vinse spesso l'agone ditirambico.(il ditirambo era una canto dedicato inizialmente a Dioniso.)
Partecipò attivamente alle vicende ateniesi assistendo alla battaglia navale di Salamina.A 80 anni vinse per la 56esima volta l'agone ditirambico poi si recò in Sicilia dove fu ospite di Ierone di Siracusa il quale fece rinconciliare con Terone.I due dinasti erano stati un tempo amici ma ora i loro eserciti erano schierati gli uni contro gli altri.
Simonide con i suoi atteggiamenti anticonformistici,la sua inclinazione a dibattere in periodi brevi ma pungenti colpì l'immaginazione dei contemporanei,pur frequentando le case dei ricchi e dei potenti non perdette mai la sua indipendenza.Ebbe una concezione particolare anche dell'arte,definendo la pittura poesia silenziosa e la poesia pittura parlante equiparandole ed esaltando la poesia per il suo aspetto emozionale.
Il suo stile fu sempre chiaro breve e lineare.Tra i suoi committenti ci furono anche vincitori di umile estrazione,a dimostrazione del fatto che gli aneddoti sulla sua avidità sono veri molto relativamente.
Nell'encomio a scopas Simonide specifica che non può esistere un uomo forte di mani di piedi e di mente,perché altrimenti sarebbe pari a un dio.
L'uomo virtuoso per lui è un uomo che agisce secondo la giustizia.Simonide,testimone della crisi dei valori aristocratici,sostituisce alle virtù di quella società le virtù accessibili a tutti.Pur consapevole dei limiti dell'uomo che espone chiaramente non svalutò mai la virtù e la vita,e quando chiarisce il concetto di giustizia la definisce come il rendere l'equivalente di quel che si è ricevuto.
Secondo molti Simonide è il più grande autore di trenoi ( canti funembri) dell'antichità.
La sua grandezza fu nel comporre trenoi in modo diverso da tutti gli altri compositori.Egli infatti invece di elogiare il defunto,enfatizzando i suoi pregi e le sue virtù particolari,si limita a esporre i suoi difetti,le sue debolezze,la sua precarietà,tutto ciò che rendeva il defunto umano.Egli invece di magnificare il caduto lo commiserava,e raggiunse vertici altissimi di pathos.Nessun altro meditando sulla vita e sulla morte ha suscitato maggiore commozione e conforto di Simonide.

vucinicmenez

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Messaggioda giada » 9 ott 2012, 8:27

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