Saepe Echo pulchra nympha Iunonem Iovis uxorem et deorum reginam reprehenderat et ideo

Spesso Eco, una bella ninfa, aveva criticato Giunone, moglie di Giove e regina degli dèi, e perciò era particolarmente antipatica alla dea. E così dalla dea veniva castigata la sfacciata loquacità della ninfa, e la lingua della sciocca fanciulla veniva domata.

Eco non era né muta, né sorda, ma quando sentiva una parola, con la propria bocca ripeteva soltanto l'ultima sillaba, e non pronunciava parole intere.

Così perse l'amore di Narciso, un giovane eccellente, poiché la fanciulla balbuziente era respinta dal giovane. Allora la ninfa si rifugiò in una caverna tra le montagne, e non uscì mai più alla luce. Qui la fanciulla sventurata si tormentava per il dolore; il suo corpo svanì a causa del digiuno, e rimase soltanto la voce della bella fanciulla.

Tuttavia neppure Narciso trascorrerà una vita felice, poiché il giovane sleale verrà punito dagli dèi e dalle dèe.

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