L'ottativo greco e come si traduce
L'ottativo greco costituisce una sfida per gli studenti principalmente per l'ambiguità che può creare tra indicativo e ottativo, ma alla fine basta sapere alcune semplici cose:
Per prima cosa è necessario verificare se è connesso a una particella o a una congiunzione o se compare da solo. Infatti l'Ottativo varia in base alla particella o congiunzione che accompagna il verbo e al ruolo che esso svolge nella frase.
Infatti:
L'Ottativo seguito da ἄν (potenzialità nel presente o nel futuro): ad esempio, ἄν λέγοιμι si traduce come "potrei dire."
L'Ottativo seguito da εἰ (ipotesi): ad esempio, εἰ λέγοιμι si traduce come "se dicessi."
L'Ottativo preceduto da εἴθε, εἰ γάρ, εἰ, ὡς, ἀλλά (esprime un desiderio, un augurio, una maledizione, un'imprecazione ritenuti realizzabili)
Esempio, εἰ γάρ λέγοις si traduce come "oh, se dicessi!" - "Voglia il cielo che dicessi" - "Magari dicessi".
Ottativo non accompagnato da particelle
Troviamo anche l'Ottativo non accompagnato da particelle nelle proposizioni subordinate a un tempo storico. Questo particolare tipo di Ottativo è definito "Ottativo obliquo" al posto dell'indicativo o del congiuntivo, chiamato obliquo poiché la sua forma è determinata principalmente dalla regola della "consecutio modorum."
La regola stabilisce che:
- In una frase principale con un tempo verbale al presente o futuro, nella proposizione subordinata si utilizza l'Indicativo o il Congiuntivo.
- In una frase principale con un tempo verbale al passato (tempo storico), nella proposizione subordinata si usa l'Ottativo.
Di conseguenza, la traduzione degli Ottativi obliqui dipende dal tempo e dal modo richiesti dal contesto della frase principale.