Perplessità di Isocrate

Οἱ μὲν τοίνυν Ἕλληνες οὕτως ἐπίστευον τοῖς κατ᾽ ἐκεῖνον τὸν χρόνον πολιτευομένοις, ὥστε τοὺς πλείστους αὐτῶν ἑκόντας ἐγχειρίσαι τῇ πόλει...

I Greci dunque confidavano talmente in quelli che governavano a quel tempo che per la maggior parte si affidavano volentieri alla città, mentre i barbari evitavano talmente di intromettersi nelle faccende greche, che con le lunghe navi non arrivavano a Faselide e con l'esercito non oltrepassavano il fiume Alys, ma se ne stavano tranquilli. Ora la situazione è arrivata a un punto tale che gli uni odiano la città e gli altri ci disprezzano.

E riguardo all'odio dei Greci avete ascoltato gli strateghi; quale sia l'animo del re nei nostri confronti, è stato mostrato chiaramente dalle lettere che ha inviato. E inoltre da quel buon sistema di governo gli opliti ricevevano una tale educazione al valore, che non si molestavano tra loro, ma combattevano e vincevano tutti quelli che invadevano il territorio.

Noi tutto il contrario: non lasciamo passare alcuna giornata senza arrecarci reciproche offese e trascuriamo a tal punto gli affari militari, che neanche è possibile passare in rassegna se non riceviamo denaro.

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