L'Eneide di Virgilio: La morte di Didone (Versione Latino)

Surgente die, Dido regina, cum vidit Aeneae...

1. Allo spuntar del giorno, la Regina Didone, quando vide la flotta di Enea procedere a vele spianate e avvertì i porti vuoti, percosse il petto e e si tagliò le chiome e pianse.


2. Didone disse che Enea, avendo ingannato i regni di Cartagine, aveva offerto ai venti le vele e mossa dall'ira pregò gli dèi di punire il perfido.
3. Didone disse: "occorrerebbe che Enea, vessato dalla guerra e dalle armi, implorasse aiuto e vedesse i funerali dei suoi, avendo fondato la città, non vivesse beato, ma morisse prima del giorno. Chiedo tali cose, emetto questa voce estrema".
4. Didone aggiunse: "Voi, mia popolazione di Tiro, mantenete in antipatie la stirpe di Enea e donate questi doni alla mia cenere. I popoli non avranno nessun amore e nessuna alleanza. Sorgi tu, vendicatore, dalle mie ossa". Avendo detto tali parole, invocò la sorella Anna.
5. Didone trepida rigirando la punta insanguinata e pallida per la morte imminente, irruppe in casa e, avendo salito gli alti roghi, aprì la spada troiana che Enea aveva lasciato.


6. Stretta la spada, Didone si stese sul letto e pronunciò le ultimissime parole: "Dolci spoglie, per tutto il tempo che il destino e la divinità lo permettano, accogliete quest'anima e liberatemi da queste preoccupazioni. Ho vissuto e ho portato a termine il percorso che la sorte mi aveva dato: ed ora la mia grande immagine giungerà sotto le terre".
7. Didone avendo gridato tali parole, le ancelle videro quella che si chinava sul ferro e la spada che sprizzava di sangue e le mani smembrate.
8. Didone ferita per mezzo del ferro mortale, i tetti fremettero di lamenti gemiti e grida femminile, l'area risuonava di grandi manifestazioni di dolore.


9. La sorella Anna, avendo udito queste cose, accorse e abbracciò la sorella esanime: Didone esalando l'anima cercò la luce in cielo. Trovata la luce, Didone gemette.
10. Allora l'onnipotente Giunone, commiserando il lungo dolore e la difficile morte, inviò Iride giù dall'Olimpo a confortare l'anima dolorante. Didone essendo stata consacrata da Iride a Proserpina, la sua vita scomparve tra i venti: così la regina effuse l'anima.
(by Maria D.)

Versione tratta Virgilio

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