La cicala e la formica
Aestiva hora formica assidue laborabat, cicada autem...
Nel periodo estivo la formica lavorava assiduamente, la cicala, invece, cantava piacevolmente.
La formica con ammirevole premura accumulava una grande quantità di provviste, e disprezzava l’inoperosità della cicala: Adesso la natura fornisce provviste, io fatico con assiduità: raccolgo le bacche e colmo con le spighe la piccola grotta, tu, al contrario, canti senza sosta: disprezzi e lasci le molliche e l’uva. Rispondeva la cicala: Io mi riposo e rallegro gli agricoltori». La cicala disdegnava il giudizio della formica e cantava sempre.
In seguito il suolo gelava a causa delle brine ghiacciate e la previdente formica, grazie alla precauzione passata, colmava la tavola con le spighe; la cicala, al contrario, non aveva provviste a causa della negligenza e supplicava la compassione della formica.
L’insetto sorrideva e rispondeva: Allorché la natura era benevola, io mi procacciavo il sostentamento con la laboriosità, adesso non temo la mancanza; tu sconti la punizione dell’indolenza. Quindi soggiungeva: Prima cantavi, adesso danza!