Simonides poeta egregia carmina scripsit et arte sua ...
Il poeta Simonide scrisse componimenti ragguardevoli, e grazie alla sua abilità accumulò molta ricchezza.
Un giorno egli desiderò tornare nell'isola di Creta, la propria patria; si imbarcò su una nave, ma una tempesta, e la vecchiezza della barca, mandarono in pezzi la nave nel centro del mare. I viaggiatori raccolsero i propri beni, soltanto Simonide non recuperò nulla. Allora un tale, curioso, chiese: O Simonide, perché non raccogli i tuoi averi?. Rispose il poeta: Le mie cose sono tutte quante insieme a me. A quel punto pochi nuotarono in salvo, molti, dato che erano appesantiti da un grande carico, vennero affondati nell'acqua.
Giunsero salvi alla sponda pochi, ma accorsero dei predoni, sottrassero gli averi e li lasciarono nudi. Nelle vicinanze si trovava fortuitamente la città di Clazomene: i naufraghi si diressero alla città. In quel luogo, un ammiratore dei componimenti di Simonide accolse il poeta; all'uomo furono dati abiti, monete, e servitori.
Tutti gli altri, invece, mendicavano per la città. Casualmente Simonide vide i mendicanti e disse: Ora capite le mie parole; le mie cose sono tutte quante insieme a me, le vostri, viceversa, si sono dileguate.