Temistocle, il fautore della potenza navale ateniese
Bello Corcyraneo, sed etiam reliquo tempore, Themistocles ferociorem reddidit civitatem. Cum pecunia publica, ...
Nella guerra corcirese, ma anche nel restante tempo, Temistocle rese la città più forte. Poichè il denaro pubblico, che proveniva dalle miniere, si ogni anno andava perduto per le corruzioni dei magistrati, egli persuase il popolo a costruire con quel denaro una flotta di cento navi.
Con questa, allestita in modo veloce, egli dapprima sottomise gli abitanti di Corfù, poi, dando la caccia ai pirati, rese sicuro il mare. In questo modo non solo riempì di ricchezze gli Ateniesi, ma li fece diventare anche molto abili di combattimenti navali. Di quanta importanza questo fatto sia stato per la salvezza di tutta la Grecia, lo si capì durante la guerra Persiana.
Perché, quando Serse fece guerra a tutta l'Europa per mare e per terra, la invase con tante truppe e quante nessuno ne ebbe né prima né dopo: infatti la sua flotta era composta di milleduecento navi da guerra, invece l'esercito terrestre di settecentomila fanti, quattrocentomila cavalieri. Quando arrivò in Grecia la notizia del suo arrivo e specialmente si diceva che gli Ateniesi erano minacciati per la battaglia di Maratona, [gli ateniesi] mandarono gli ambasciatori a consultare l'oracolo di Delfi su che cosa dovessero fare riguardo ai loro problemi.
A quelli che la interpellavano la Pizia rispose di difendersi con mura di legno. Poichè nessuno comprendeva cosa significasse questo oracolo, Temistocle li convinse che il consiglio di Apollo era di rifugiarsi con i loro beni sulle navi: questo era infatti il muro di legno indicato dal Dio.
Versione tratta da Cornelio Nepote