Eco e Narciso

Echo venustissima et loquacissima silvarum nympha erat ideo pulchritudine sua Iunonis invidiam ...

Eco era una ninfa delle foreste molto bella e molto loquace; perciò, a causa della sua bellezza, si attirò l'ostilità di Giunone, la moglie di Giove, la quale le paralizzò la lingua.

Dunque Eco non era sorda, e neppure muta, ma, quando aveva sentito una parola, pronunciava unicamente l'ultima sillaba di essa. Per queste ragioni, Narciso, del quale la fanciulla era innamorata, la disdegnò.

Allora la ninfa fuggì in una caverna, dove il dolore la consumò: le sue ossa di trasformarono in pietre, e sopravvisse unicamente la voce. Ma gli dei punirono anche Narciso: il bel fanciullo amò soltanto la propria immagine, e, ogni giorno di più, guardava il suo volto nell'acqua di una fonte.

Un giorno, mentre cercava di afferrare la propria immagine (riflessa), cadde nella fonte, e si trasformò in un fiore.

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