Epaminonda tollera le offese dei cittadini

Fuisse patientem suorumque iniurias ferentem civium...

Queste sono le prove testimoniali che Epaminonda fu paziente e tollerante le offese dei suoi concittadini, poiché credeva che non era giusto infuriarsi con la patria.

Poichè i suoi concittadini per invidia non avevano voluto metterlo a capo dell'esercito ed era stato scelto un condottiero inesperto di guerra, per errore del quale quella moltitudine di soldati si trovò in una situazione così critica che tutti temevano fortemente per la salvezza, poiché, chiusi in luoghi angusti, erano assediati dai nemici, si cominciò a sentire la mancanza della perizia di Epaminonda.

Infatti si trovava lì come privato cittadino nel corpo dei soldati. Chiedendogli aiuto, non serbò alcun ricordo dell'offesa e ricondusse illeso in patria l'esercito, dopo averlo liberato dall'assedio. Ma non fece ciò una sola volta, ma molto spesso. Ma fu soprattutto illustre quel fatto, quando condusse l'esercito nel Peloponneso contro gli Spartani ed ebbe due colleghi, uno dei quali era Pelopida, uomo forte e coraggioso. In tale circostanza, poiché erano tutti incorsi nell'invidia a causa delle accuse degli avversari e per questo era stato tolto loro il comando ed erano subentrati al loro posto altri comandanti, Epaminonda non ubbidì al decreto del popolo e convinse i colleghi a fare lo stesso e fece la guerra che aveva intrapreso.

Si accorgeva infatti che, se non avesse agito così, tutto l'esercito sarebbe andato in rovina a causa dell'imprevidenza e dell'impreparazione bellica degli strateghi.

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