La presa di Troia
Graeci Troiam opulentam Asiae civitatem iamdiu frustra obsidebant...
I Greci assediavano invano Troia, ricca città dell'Asia, ormai da lungo tempo: infatti il valore dei Troiani rendeva l'assedio inutile.
Allora i Greci escogitarono un tranello: costruirono un cavallo di legno (dicevano falsamente il cavallo un omaggio votivo a Minerva), poi simularono la fuga attraverso il mare. La malvagità di Sinone rafforzò l'inganno, e la credula moltitudine dei Troiani giudicò il cavallo una salda protezione della città: quindi i cittadini abbatterono una parte delle mura, e collocarono il rovinoso animale nella rocca della città.
Ma, nelle cavità del cavallo, erano stati nascosti soldati valorosi. A notte fonda, mentre i Troiani, sopraffatti dal sonno e dal vino, dormivano profondamente, Sinone aprì il ventre del cavallo; soldati scelti balzarono fuori dagli antri, armati di spade e lance, uccisero le sentinelle, e aprirono le mura della città ai compagni.
La crudele moltitudine dei Greci si scagliò contro i cittadini addormentati ed inermi: compirono una spaventosa strage di uomini e di donne, e riempirono l'intera città di incendi e distruzioni.