L'asino e il cane

Agricola asinum iam emerat, sed etiam canem comparavit. Canis vitam in otio …

Un agricoltore aveva già acquistato un asino, ma si procurò anche un cane. Il cane trascorreva la vita nell’inattività, ed era amato dal padrone.

L’asino, invece, trascorreva il tempo nella fatica, e non riceveva la gratitudine del padrone; l’asino sventurato pensava: Il padrone e i servitori amano un animale sporco e svogliato, dunque anch’io sarò gradito al padrone, se mi sarò comportato così come il cane e, per mezzo delle lusinghe, mi sarò guadagnato l’affetto di tutta la servitù;

io, infatti, merito un grande rispetto, e non il cane; sono un animale diligente (trasporto grossi pesi, nei campi trascino l’aratro insieme al cavallo, giro la mola nel mulino), bevo l’acqua dalle sorgenti sacre, e a me viene dato cibo pulito. Il giorno seguente il padrone si avvicinò, e l’asino agitò la coda, appoggiò le zampe sulle spalle del padrone, ne leccò il viso, ne impiastricciò di macchie l’abito.

Ma, per le grida del padrone, si era messa in agitazione tutta la servitù: i servitori afferrarono bastoni e sassi, e gettarono l’animale stremato e mezzo morto presso le mangiatoie.

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