I Marsigliesi chiedono una tregua

Post repentinam ruinam turris, hostes, urbis direptione perterriti, inermes cum infulis,...cum misericordia fletuque pronuntiantur.

Dopo l'improvviso crollo della torre, i nemici, spaventati dal saccheggio della città, si precipitano tutti fuori dalla porta (della città) disarmati, con bende sacre e supplici tendono le mani agli ambasciatori e all'esercito.

Presentatosi questo nuovo fatto, tutte le operazioni di guerra cessano, e i soldati distolti dalla battaglia sono spinti al desiderio di ascoltare e conoscere (sapere). Quando i nemici arrivarono presso gli ambasciatori e l'esercito, si prostrarono tutti ai loro piedi; pregano che si aspetti l'arrivo di Cesare.

(Dissero) che vedevano che la loro città era presa, le costruzioni (belliche dei nemici) compiute, la torre distrutta; e che quindi (così) desistevano dalla difesa, nessun indugio poteva sorgere, quando fosse arrivato Cesare e che se non avessero eseguito gli ordini prontamente, sarebbe stati subito saccheggiati.

Spiegano che, se la torre fosse completamente crollata, non avrebbero (più) potuto trattenere i soldati dal saccheggiare e distruggere la città con la speranza di preda. Questa e molte altre cose dello stesso genere vengono dette dai Marsigliesi con grande atteggiamento compassionevole e pianto.

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