Lealtà romana nei confronti di Pirro

Pyrrhus rex in Italia esset et unam atque alteram pugnas prospere pugnasset, Ambraciensis quispiam Timochares, ... Tu, nisi caves, iacebis ».

Quando il re Pirro fu in Italia e poichè aveva combattuto bene l'una e l'altra battaglia, un tale Timocare di Ambracia, amico del re Pirro, andò clandestinamente dal console Gaio Fabrizio e chiese una ricompensa e, se si fosse accordato a proposito del compenso, promise che avrebbe ucciso il re con il veleno.

Claudio Quadrigario scrisse che le lettere che mandarono al re Pirro su questa  causa furono di questo genere: "I consoli Romani salutano il re Pirro.

Noi per le tue continue offese (siamo) turbati fin nell'animo, desideriamo far guerra con te da nemici. Ma per il pubblico esempio per lealtà ci è sembrato opportuno volerti salvo, per poterti vincere con le armi. E' venuto da noi un tuo amico, che ci chiedeva una ricompensa per sé, se ti avesse ucciso di nascosto. Abbiamo affermato di non volerlo, e che non (ci) si attendeva un qualche vantaggio per questa azione e allo stesso tempo (ci) sembrò opportuno metterti al corrente affinché, se fosse successa una cosa di questo genere, le città non pensassero che fosse accaduto su nostra decisione, e, cosa che non ci piace, che noi combattiamo con una ricompensa o con un premio o con gli inganni. Tu, se non stai in guardia, morirai".

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