Imber nive mixtus et intolerabilis vis frigoris et homines multos et iumenta ...
La pioggia mista alla neve, e l'intensità insopportabile del freddo, uccise molti uomini, molti animali da soma e quasi tutti gli elefanti.
I Cartaginesi inseguirono i Romani fino al fiume Trebbia, e ritornarono all'accampamento così irrigiditi dal freddo da provare a malapena la gioia della vittoria. E così, durante la notte successiva, i Romani, per mezzo di zattere, trasportarono oltre il Trebbia la guarnigione difensiva dell'accampamento e quel che rimaneva della gran parte dei soldati: o i Cartaginesi non si accorsero di nulla a causa del rumore della pioggia, oppure, poiché ormai non riuscivano a spostarsi a causa della stanchezza e delle ferite, fecero finta di non accorgersi.
E così, mentre i Cartaginesi riposavano, l'esercito venne condotto dal console Scipione a Piacenza, con una colonna silenziosa, e di lì (venne condotto) a Cremona, affinché una sola colonia non fosse gravata dai quartieri invernali di due eserciti.
Nel frattempo su Roma si riversò un terrore tanto grande a seguito di questa sconfitta che (sottinteso - gli abitanti) credevano che il nemico sarebbe ormai arrivato alla città di Roma pronto all'attacco.