Verre inganna il figlio del re di Siria (2)

Vocat ad cenam deinde ipse praetorem; exponit suas copias omnis, multum argentum, non pauca etiam pocula ex auro...inter omnia pulcherrimum, relinquere. Sic illi tum inanes ad Antiochum revertuntur.

Poi lui in persona invitò (presente storico) a cena il pretore mise in mostra tutti i suoi averi, molto argento, anche non poche tazze d'oro, che, come è uso regale e soprattutto in Siria, erano adornate di gemme assai preziose.

Vi era anche un vaso da vino, un mestolo ricavato da un'unica pietra preziosa molto grande, con il manico d'oro, del quale, credo, avete sentito parlare Quinto Minucio, testimone sufficientemente idoneo e serio. Questo prendeva in mano ciascun vaso, lo elogiava lo ammirava: il re era felice che quel banchetto fosse abbastanza piacevole e gradito al pretore del popolo Romano.

Dopo che si allontanò da quel luogo, questo non pensò ad altro se non al modo in cui mandar via il re dalla provincia derubato e ripulito. Mandò (pres. storico) a chiedere quei bellissimi vasi che aveva visto in casa sua; disse di volerli mostrare ai suoi cesellatori. Il re, che non lo conosceva, glieli offrì con molto piacere senza alcun sospetto.

Poiché sembrava che Verre li avesse ormai guardati a sufficienza, gli inviati del re iniziarono a prenderli per riportarli indietro. Questo disse di volerli guardare più e più volte, li invitò ad andarsene e a lasciare il candelabro, la cosa più bella tra tutte. Così dopo quelli tornano da Antioco a mani vuote.

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