La poesia dispensa gloria e immortalità

Nam si quis minorem ...nonne Theophanem Mytilenaeum, scriptorem rerum suarum, in contione militur civitate donavit?

In verità se qualcuno pensa che dai versi Greci si tragga un ricavo di gloria più piccolo che dai versi Latini, sbaglia fortemente, per il fatto che i testi Greci sono letti presso quasi tutti i popoli, i testi Latini sono racchiusi dai loro confini, assolutamente ristretti.

Per questa ragione, se quelle imprese che abbiamo compiuto sono circoscritte dai territori del mondo, dobbiamo desiderare che la gloria e la fama penetrino fin nel medesimo luogo dove sono arrivati i dardi scagliati dalle nostre mani.

Infatti, non solo queste cose sono importanti per quei popoli delle cui imprese si scrive, ma di sicuro questo è il più grande sprone ad affrontare pericoli e fatiche, anche per quelli che, per la gloria, lottano a rischio della vita. Quanti suoi storici dicono che quel famoso Alessandro il Grande abbia avuto con sé! E ciò nonostante, egli, dopo che si fu seduto presso il tumulo di Achille nel Sigeo, disse:

" O giovane fortunato, al punto che hai trovato Omero come cantore del tuo valore"!  Ed era nel giusto, se, infatti, non fosse esistita quella famosa Iliade, quel medesimo mucchio di terra che aveva ricoperto il cadavere di lui, (ne) avrebbe oscurato anche il nome.

Versione tratta da CICERONE, Pro Archia 23-24

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