Alessandro Magno tra crudeltà e magnanimità
Alexander ad inhumanum supplicium tradit Callisthenem philosophum quia ille conscivit credebatur ... eum vulnerat et sanguinem cludit suum diadema vulneri imponens: Lysimacho auspicium primum regiae maiestatis. (da Giustino).
Alessandro condanna il filosofo Callistene ad un supplizio perché egli era considerato (essere) al corrente della cospirazione e degli agguati.
Recide crudelmente tutte le sue membra; strappe le (sue) orecchie, il naso e le labbra e lo rende uno spettacolo pietoso; infatti lo chiude in una gabbia con un cane e lo espone in pubblico, come esempio di punizione davanti agli occhi per i cittadini e per i sudditi. Allora Lisimaco, abituato ad ascoltare Callistene e ad accogliere gli insegnamenti della virtù, porge al filosofo un veleno come rimedio della sventura.
Alessandro prende male la cosa e getta Lisimaco in pasto a un leone feroce. Ma quando il leone si avventa con le zanne, Lisimaco immerge la mano avvolta nel mantello nelle fauci del leone, gli strappa la lingua e uccide la belva. Poiché l'annuncio viene dato al re, l'ammirazione cede il passo alla soddisfazione dell'offesa, e lo ha caro a causa della costanza di un coraggio tanto grande.
In seguito Lisimaco è compagno di Alessandro in India attraverso immense distese di sabbie. Ma il re nello scendere da cavallo lo ferisce in fronte con la punta della lancia e blocca il sangue ponendogli il suo diadema sulla ferita: per Lisimaco fu il primo presagio della maestà regia